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Antonella Napoli
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Aiutare a morire, atto supremo di amore. (María José Mas Marqués)

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti



Alba viene da me per un consulto incoraggiata da un amico comune che conosce il mio lavoro e, essenzialmente, affinché io l'aiuti nel suo processo emozionale.

Arriva vestita di nero, è smunta, con gli occhi infossati, opachi, è patita, (o così mi sembra), insignificante.
Per un momento immagino come sarebbe stata qualche mese fa e la vedo eretta, bella e serena.
"Raccontami" le dico, sorrido e taccio mentre metto la data alla sua storia:
29 aprile 2003.
"Lavoro come impiegata anche se attualmente sono in congedo per malattia. Ho 24 anni, sono nubile e vivo con un compagno; ci vogliamo sposare..." un breve silenzio e solo un singhiozzo contenuto mentre un brivido mi percorre la schiena.

Continuo ad ascoltare senza interrompere, rispettando il suo silenzio.
"Ho il cancro (mi guarda fissa e valuta la mia espressione; io mantengo un sorriso di complicità e con gli occhi l'incoraggio a continuare).
Quasi con un sussurro, prosegue:
"Cancro della pelle e del polmone. Mi hanno asportato una cisti della pelle ed attualmente ho dei noduli nel polmone. Dopo un trattamento di chemioterapia molto aggressivo sono stata due settimane nell'UCI. L'oncologo mi ha detto che non c'è niente da fare che mi rimangono due mesi di vita... Sono un po' disperata..."
Mi racconta che l’ha seguita un Naturopata di Madrid con periodicità mensile che l'ha aiutata veramente ed è molto contenta. Ha pensato anche alla Medicina cinese ma ha provato tante cose ed è molto stanca. Ha perso la speranza e per gli aspetti emozionali ha pensato a me.

Preferisco non fare domande in modo da non aumentare il suo dolore e continuo ad ascoltare:
"Non merito quello che sto passando;  la vita mi sta trattando molto male." Parla in forma sconnessa:  "Sono nervosa perché non mi piace parlare delle mie cose. Non vedo la via d'uscita e non voglio morire." Si mette a piangere.
Durante il suo pianto le spiego che nessuno può pronosticare con esattezza la nostra fine e men che meno con tanta precisione.  "Non c'è dubbio che morirai - le dico – come tutti" e le ricordo una frase di Rafael Garcia Serrano: "La vita è una malattia mortale e - aggiungo - congenita."
Sorride.

Le propongo una visualizzazione per rasserenarla e si rilassa. Mi dice che le piacciono gli angeli e la visualizzazione si incentra su Rafael, l'arcangelo della guarigione, il mare calmo, (perché le piace il mare), e alla fine mi dice che si sente abbracciata dalle ali dell'angelo. Il suo respiro è molto più armonico. Le consiglio che quando si sente triste evochi questo istante in cui si è sentita avvolta, accolta e protetta.
Le preparo una composizione con:
GORSE, affinché non getti la spugna,
LAVENDER, affinché si rassereni,
HYSSOP, per il risentimento, la tristezza, la paura... è un'essenza ad ampio spettro.
MACROCARPA, per la fatica, l'esaurimento,
FIREWEED, per il deterioramento della chemio, per la desolazione
CROWEA, per il non sentirsi bene che è costante.
Dopo quindici giorni arriva più tranquilla (continua a vestire di nero e siamo in piena primavera).

La rallegra l'idea di sapere che qualcuno l'ascolta e le presta attenzione. La gente non la capisce.
E' più animata fino al punto in cui si sente in grado di lottare e perfino sconfiggere la malattia. Le piacerebbe tornare a lavorare, ma ha paura di non esserne all'altezza...
Incomincia a spiegarmi problemi familiari che qui non dettaglio; col fratello, la sorella, la madre... Tutto il suo discorso è come un guazzabuglio in cui l’unica cosa che appare con chiarezza è la rabbia. Tutte le situazioni la mettono rabbia. Ha rabbia verso suo fratello... e la parola rabbia assume il protagonismo assoluto. Glielo faccio notare e me lo conferma, benché quello che più la preoccupa è il suo problema al quale non smette di pensare.

La seconda composizione è composta per:
LARCH, affinché si senta capace
HOLLY, con la maiuscola sul ruolo del fiore
FIREWEED, per il deterioramento
BORONIA, per l'ossessione e la sensazione di avere il cuore rotto
RAFAEL, l'essenza angelica di guarigione,
MACROCARPA, che lavora tanto efficacemente sulle ghiandole surrenali e, quindi sull'energia ancestrale.
Quindici giorni più tardi arriva con la rabbia a fiore di pelle. Vuole prendere il Biobac e l'hanno ritirato dal commercio. È ossessionata dal tema e passa le giornate  raccogliendo firme. La sua preoccupazione gira intorno all'impotenza davanti all'impossibilità di ottenere il Biobac, alla rabbia verso suo fratello ed al suo impegno per ottenere firme.

La composizione in questa occasione è:
HOLLYche non ha bisogno di spiegazioni,
ROSA DE MONTAÑA, per calmare i pensieri parassiti,
FIREWEED, perché, come catalizzatore, si iscrive in una cornice di trasformazione spirituale, oltre il puramente fisico.
MACROCARPA, deterioramento, esaurimento
VERVAIN, per la crociata che intraprende per il Biobac
In ognuna delle sessioni continuiamo con l'esercizio di visualizzazione perché lei me lo chiede.

Nella seguente consultazione (giugno è già avanzato e si veste sempre di nero), mi dice che alcuni giorni è molto irritata ed altri completamente abbattuta. Incomincia a piangere e tra singhiozzi mi dice che non aveva pianto da moltissimi anni... "Quando morì mio padre – mi dice – avevo nove anni e non riuscivo a smettere di piangere. Nel cimitero, mia zia mi disse che stava già bene e di smettere di piangere perché la cosa non era così grave.".. e non mi cadde più una lacrima fino a quando ti conobbi ad Aprile.
In realtà ci sono zie, (e mi riferisco alla parentela biologica anche se si potrebbe estendere un epiteto), a cui si dovrebbe dare una buona revisione... Che impressionante mancanza di amore e comprensione verso la sua nipotina...!

Dolore soffocato, lacrime che cristallizzano, cancro al polmone...
A proposito delle lacrime che non si spargono mi viene alla mente un dialogo che hanno Sofía e sua sorella Carlota nel Werther, di Goethe. Sofía arriva a casa di sua sorella e nota che ha pianto, e se ne rammarica e Carlota le risponde, (non lo cito in forma testuale): "lascia che le mie lacrime corrano, mi fanno bene. Le lacrime che uno non piange rimangono tutte nell'anima e quelle piccole gocce pazienti, battono sul cuore triste e svogliato;  cristallizzano e infine rompono la resistenza, il cuore è debole e si spacca, riempito con niente di più del dolore è così che fragile tutto si danneggia."

Vi siete domandati qualche volta quante cose passano per la nostra mente davanti al dolore dell'altro?
Quante volte il dolore dell'altro è proprio il mio che vivo e riscatto col mio paziente...?
Mi parla anche di rabbie imprecise, non sa di che cosa... Di paure che neanche riesce a definire, benché io veda chiaramente che si tratta della paura alla morte, ma ancora non tocchiamo questo punto perché lei non lo vede.

La composizione che lo preparo ha:
SCLERANTHUS, per il viavai tra l'irritazione e lo scoraggiamento.
GOLDEN EAR DROPS, per quelle lacrime non versate ed radicate nel polmone
LAVENDER, perché molto preoccupata.
HOLLY, e molto irritabile
ASPEN, per chiarificare le sue paure.
Fino a qui, (salvo Aspen, in forma sottile), non abbiamo lavorato sulla paura della morte, perché lei "non vuole morire" e, pertanto, non c'è coscienza dello stadio finale. Tutto segue il suo percorso ed a mio modo di vedere, la cosa più importante è tentare di calmarla, di pulire l'ossessione e tutta la rabbia infinita che la corrode.

Ritorna più animata. Abbiamo sorpassato abbondantemente "i due mesi" fatidici, (stiamo terminando il mese di Luglio).
"Chi è il medico per dirmi quando devo morire?"
A seguito della visita dell'oncologo si è osservato che i noduli del polmone sono diminuiti. Lei continua a seguire mensilmente le visite del Naturópata di Madrid.
Ed io cerco di non darle false speranze (ci passa una linea sottile...) e di non mettere da parte la malattia. Parliamo largamente dell’umano e del divino, lasciando cadere qualche seme che germoglierà nel momento appropriato, ma senza affrontare ancora il tema cruciale di questo pellegrinaggio che, come qualunque altro, è anche un cammino iniziatico.
Mi dice che ha paure più definite:  il mare, la metropolitana, spazi chiusi, ragni...

Per la prima volta le consiglio di tentare di vestire con qualcosa colorato.
Mi dice:  "mi costa tanto scegliere i vestiti che opto per il nero perché è la cosa più facile da combinare."  
Potrei pensare a Cerato, tuttavia, il mio modo di vedere è altro: c'è molta ombra da pulire ancora e ci sta dando il tempo sufficiente affinché lei possa realizzare il lavoro personale che ha in sospeso (fare la pace coi fratelli, la madre...) ed io desidero essere capace di riuscire ad aiutarla nel percorso.
È tanto magra che impressiona, pallida, è una candela che si spegne. Quando va via non posso evitare di sentire una fitta al petto.

Nella composizione includo:
SCLERANTHUS, per i suoi costanti alti e bassi
BLACK EYES SUSAN, affinché scopra la sua ombra
QUARZO ROSA, per mitigare per quanto possibile il dolore di quella scoperta
MACROCARPA, per la sua evidente debolezza
MIMULUS, perché incomincia già a definire le sue paure.
Passa l'estate e quando la vedo nuovamente arriva con una camicia bianca, sebbene il pantaloni continuino ad essere neri. A mio modo di vedere, il simbolismo è che si stanno pulendo le emozioni benché la regione del sacro rimanga nell'oscurità.
Dietro una nuova esplorazione dell'oncologo (sempre aggressiva e dolorosa) si osserva che i noduli sono peggiorati. Lei sente che la vita sta scappando, perde la speranza.  

È estremamente suscettibile, si autocolpevolizza di tutto e dice:  "Affinché non mi colpiscano tanto le opinioni altrui mi avvolgo nella mia stessa rete."
Nonostante il suo stato vuole ritornare al lavoro.
In questa occasione la composizione contiene:
RED GREVILLEA, perché la colpiscono le opinioni e si sente intrappolata
ALBA ROSA, perché restituisce la fede e la fiducia in se stesso
ECHINACEA, per l'aggressione delle prove che lei vive come un maltrattamento quasi umiliante
JASMINE, per chiarire il suo polmone
HYSSOP, per quella colpa di tutto e per tutto.

Quando in Ottobre la guardo, la sua camicia è colorata e, d'ora in poi, continuerà a variare i colori. I pantaloni continuano ad essere neri.
Mi dice che tutto quello che fa, tutto il suo sforzo, non le serve a niente. È molto stanca e sa che sta morendo. Apertamente mi parla della paura della morte. Il suo compagno, (un ragazzo meraviglioso), l'aiuta molto benché lei perda costantemente il controllo, faccia scene isteriche e tutto questo la fa sentire molto colpevole per la vita che sta dando al ragazzo.
Di nuovo piange sconsolatamente e verbalizza il risentimento verso sua zia, quella che la sgridava quando piangeva nel cimitero, ricordate?  Incolpa "ogni Dio" come lei dice, di quello che sta passando. Tra singhiozzi e grida disperate mi parla di suo padre, e quasi non riesco a capire quello che mi dice.
Cerco di scherzare e le dico che dopo tanti anni senza piangere, si sta aggiornando.
Sorride.
Le spiego che deve tentare di rivivere il passato, di reinterpretarlo attraverso il codice dell'amore, perché da lì, guariscono le ferite dall'infanzia.
E’ realmente disperata. Tuttavia, sempre, andando via, sorride o ride apertamente.

La composizione in questa occasione è
WARATAH, per la disperazione infinita
BUSH IRIS, come primo contatto davanti al pensiero della morte,
SOUTHERN CROSS, per la croce che le tocca portare sulle sue spalle. Per il sentirsi vittima della malattia.
HYSSOPche l'accompagna quasi dall'inizio e la sta aiutandolo a tramutare tanti sentimenti.

Alla visita seguente viene dando la colpa a tutto il mondo; è risentita contro tutto. Un po’ più tranquilla, ma col vittimismo a fior di pelle.
È la prima volta che oso sgridarla duramente e quasi la metto alle corde.  
Le dico che deve prendere coscienza di quello che sta vivendo ed incominciare a oltrepassare colpe, risentimenti ed isterie. Le dico che si trova nel tratto finale e che ha il tempo sufficiente per riconciliarsi, perdonarsi e tentare di comprendere il proposito della sua anima. Le parlo della trascendenza, che "questo giorno di scuola" (come dice il Dr. Bach), deve essere vissuto come un apprendimento oppure non serve a niente.
Mi guarda attonita. È la prima volta che le parlo con tanta serietà e lei è abituata alla mia comprensione.
Mi ringrazia e mi dice che quanto le ho detto l'ha toccata profondamente ed aggiunge, "inoltre, ci sono rimasta di stucco"
Io, per la verità, sono a pezzi e ho bisogno di ricompormi quando lei va via.

Le dò:
TRANSITION, perché è già cosciente della propria fine
SOUTHERN CROSS, affinché allevi quella croce della sua malattia
HYSSOP, perché rimane molta colpa da redimere
QUARZO ROSA, per accarezzarle il cuore.  
Quando ritorna in Febbraio le dico che devono operarmi, benché ancora manchino ancora alcuni mesi. È un piccolo intervento, ma, logicamente, come ogni operazione, ha un rischio.  
Ridiamo molto e mi dice:  "Ti proibisco di morire prima di me. Tocca prima a me ed io ho molto bisogno di te". Incomincia già a parlare della morte con più naturalezza.

Mi domanda se ho paura dell'operazione.  
"No, non ce l'ho, - rispondo – Penso che tutta la situazione sia la cosa migliore per me e per il mio apprendimento.  
Alba si sorprende delle mie parole e mi chiede che la sostenga affinché lei possa accettare quelle cose che, secondo lei, io ho tanto chiare.
La nostra conversazione si prolunga.
Già dai primi incontri, quando la vedo, non ho un'altra visita successiva a lei. In primo luogo per darle tutto il tempo che necessita, e, anche, perché quando se ne va via mi invade un gran dolore e ho bisogno del mio tempo. È quando rifletto sulla bellezza della nostra professione e l'importanza di viverla con amore-comprensione e dedizione.
Mi chiede di raccontarle varie cose, vuole sapere di più, che cosa vuole dire morire...  

Cerco di scoprire fino a dove vuol sapere per non dare più informazioni del necessario poiché potrebbero agitarla invece di darle pace. La tranquillizzo, abbiamo tempo per continuare ad approfondire.  Tra le molte altre cose so che le dico:  "Tu non sei un corpo con anima, bensì un'anima con corpo e quello che tu sei trascende dalla tua natura fisica che è solo il tuo abbigliamento esterno." Le consiglio qualche lettura per meditare sugli argomenti che affrontiamo e che si ricordi che non va in un luogo sconosciuto – che è la paura principale - ma in un’altra dimensione in cui si può volare libera dal peso di un corpo malato.
"Questo mi piace", dice.

A poco a poco le sto spiegando che possiamo praticare la nostra morte quotidianamente andando a dormire, perché tutte le notti lasciamo il corpo. Se togliamo la coscienza della testa, stiamo imparando a lasciare il corpo. Ci vuole pratica, ma se ci rendiamo conto di ciò che accade, possiamo entrare in livelli più profondi e, quindi, impariamo a morire.
Le dico che continui a praticare le visualizzazioni che facciamo insieme che si rilassi che si riempia di luce... Che ricordi di visualizzare i suoi polmoni, i noduli e ridurli mentalmente...L'osservo e mi sorride; i suoi occhi brillano, sembra un angelo.

Inoltre insisto, come sempre, che non si abbandoni, che deve avere quotidianamente un motivo per vivere.
La composizione contiene
TRANSITION che la seguirà fino alla fine
LAVENDER, per la sua pace e serenità
MACROCARPA, perché la degradazione sta aumentando
QUARZO ROSA, per mantenere la sua armonia.

Continua a distanziare le visite (siamo già a maggio), perché i trattamenti allopatici sono sempre più aggressivi – mi racconta nella visita seguente – e molto duri. Quasi io non comprendo come sia capace di fare lo sforzo di venire per vederci e ridere insieme. Credo che il senso dell'umorismo non debba perdersi mai.
Mi dice che segue nei minimi particolari tutto il trattamento del Naturopata: clisteri quotidiani, bagni depurativi, dieta rigorosa...
È andato nuovamente dall'oncologo e questo le ha detto: "potrebbe non avere il cancro, altrimenti sarebbe già morta da tempo" (Nessun commento).
Il quel periodo sono iniziate le complicanze sul fegato ed entriamo nella fase finale.

Mi confessa che a dispetto di tutto quanto le dico ha moltissima paura e che ogni volta che va dall’oncologo si dispera:  
Le dò:
GREY SPIDER FLOWER, per il terrore
FRINGET VIOLET, per ripristinare la sua rete eterica e come protezione psichica
MACROCARPA, per il deterioramento sempre di più evidente
ECHINACEA, per il maltrattamento dell'oncologo
TRANSITION   perché va via.  
Ritorna in giugno e mi spiega un sogno: Si sta immergendo nel mare senza problemi di respirazione. Può nuotare e vivere sotto l'acqua. Sente, all'improvviso, che la insegue uno squalo e lei invece di tentare di fuggire, lo affronta e lo guarda dritto negli occhi. Lo squalo anche la guarda, poi si gira e se ne va. Allora lei si trasforma in delfino, quegli esseri marini che sono quasi angelici...  

Le dico che ha saputo affrontare la sua malattia, vincere le paure e nuotare tra le sue emozioni senza annegare..
Sorride. Si sente più serena, crede di essersi liberata da molte paure e molte colpe.  
La composizione composta è:
TRANSITION
QUARZO ROSA
ANGELICA, affinché non si senta sola.
DELFINO ROSA, affinché continui a trasformarsi ed affinché il sonar dei delfini, l'aiuti ad ascoltare quell’ "altro" linguaggio e comprenderlo.

È l'ultima volta che viene alla consultazione.
In agosto ci incontriamo per la strada, molto vicino a casa. È magra, emaciata, molto gonfia, tanto che sembra incinta. Abbracciandola la noto secca e dura, ho la sensazione che sia di cartone.. Mi impressiono molto. Tuttavia mi rallegro nel vederla vestita tutta di bianco... e penso che è già luce ed è preparata per partire.
Alla fine di settembre mi telefona il suo fidanzato; dice che lei non mi vuole disturbare. Mi racconta che sta abbastanza male, che l'oncologo non l'ha voluta ricoverare. Le danno molta morfina perché non può resistere al dolore. Lui è disperato perché non sa che cosa fare e doveva parlare con qualcuno.
Pochi giorni dopo la ricoverano. Me lo comunica e mi chiede se posso andarla a vedere. Prendo solo una boccetta di TRANSITION, cerco di trovare quella forza necessaria e andare in ospedale.

Si rallegra moltissimo di vedermi, sorride felice. Mi chiede che le faccia un po' di massaggio alla schiena perché le duole molto e lo faccio con alcune gocce dell'essenza sulle punta delle mie dita, utile anche a me per transitare attraverso questa situazione tanto dolorosa.
Ci lasciano sole ed incomincio a farle un massaggio metamorfico ai piedi e alle mani. Si addormenta con un sorriso sulle labbra. La sento più vicino alla soglia che a noi. Le accarezzo anche la testa, mettendo l'essenza nei chakras superiori mentre, mentalmente, la colmo di amore. Porto le ferite del suo cuore al mio, da lì, oltrepasso il suo dolore e le restituisco il cuore pieno di luce, di quella Luce dell'Anima che cammina, vola già verso la soglia e che torna sana a casa, senza attaccamenti, senza tristezza e con la consapevolezza di sapere chi è. In quel momento si sveglia, mi chiede di proseguire col massaggio, le piace molto e le risulta molto gradevole.

Mi dice che non ha più bisogno di nascondere i suoi sentimenti. Vuole dire a tutti che li ama, compresi i suoi fratelli ...
"Ti ricordi della mia rabbia? – ride – di quando ti ho detto che mio fratello era una bestiaccia con le gambe?"
Sappiamo che è il nostro ultimo momento di intimità e che ci vediamo per l’ultima volta. Tutto è stato detto. Vedo nel suo sguardo che è cosciente della sua partenza e che va via in pace. Le ricordo che non è sola e risponde che si ricorda sempre dell'arcangelo Rafael che l'abbraccia e l'accompagna.
In quello momento entra il suo fidanzato e gli insegno brevemente come farle il massaggio metamorfico affinché l'aiuti a lasciare la materia. Alba dorme di nuovo. Il ragazzo è infranto, sospira profondamente e mi accompagna fino all'uscita.  

Il giorno dopo mi chiama per comunicarmi che Alba è morta.
È il 1 di ottobre 2004.  
Abbiamo viaggiato insieme e attraversato questo passaggio per un anno e mezzo.
Vado all'obitorio a vedere che Alba non c'è più. E 'diventata una farfalla che si gode la leggerezza del suo essere volata nel suo paradiso.
 

Articolo tratto dal sito www.laredfloral.com - Liberamente tradotto da Antonella Napoli







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La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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