MUJER CULPABLE - Repertorio La Cancion de Eva
Nome: Calochortus vestae
Molte volte la donna per riuscire ad essere accettata da una persona amata, o forte o di un gruppo a cui desidera appartenere, tradisce i suoi valori per ambizione, per avere potere su altri o per paura di trasformarsi in una facile preda del Lupo. Giustifica i sui facili costumi (reali o simbolici) come una misura saggia ed intelligente per la sopravvivenza. In certe occasioni la maniera di esercitare la prostituzione è aiutando il Lupo a sacrificare Cappuccetto Rosso. Metaforicamente si trasforma nei sensi del Lupo, nella sua persona di fiducia, nel suo fedele ed ovviamente nel suo complice. Pensa "Come non sono stupida, preferisco essere assistente del Lupo ed avere la sua protezione, il suo potere e denaro benché debba sacrificare innocenti Cappuccetto Rosso che si incrociano nei suoi progetti."
Quando la prostituta si trasforma nell'alleata dell'Io di una donna, è l'archetipo che dà il segnale di allarme ogni volta che si sente tentata nella sua onestà, dignità e sincerità. Una delle sfide che le si presentano è affrontare la paura di confrontarsi con il Lupo quando le si insinua di essere complice.
È necessario ridimensionare il concetto interiore di Eva (Donna colpevole) che carica le donne come la rappresentazione del male, la tentazione come porta dell'oscurità la cui presenza avvia la sofferenza per la specie, libera la diffidenza ed il tradimento. Accettare l'invito di Eva implica la perdita definitiva del paradiso e la condanna eterna a sbagliare senza destino per la terra, la maledizione di sopravvivere con sudore e sofferenza. Questo modello deve essere trasformato affinché la donna rompa con l'atavico mandato patriarcale: "partorirai con dolore, sei la fonte di ogni peccato"
Colore: bianco con un segmento porpora e rosso-marrone circondato da una zona giallo chiaro
Eva
Il testo che tradizionalmente descriverebbe questo peccato è il capitolo 3 del libro della Genesi (di seguito).
Dio, dopo aver creato i primi uomini, Adamo ed Eva (il nome di Eva ha la stessa radice del verbo "vivere", e infatti nel testo essa sarà definita in seguito "la madre di tutti i viventi"), li mette a vivere nel giardino dell'Eden, comandando loro di nutrirsi liberamente dei frutti di tutti gli alberi presenti, tranne che dei frutti del cosiddetto albero della conoscenza del bene e del male. Ma tentati dal serpente, mangeranno del frutto dell'albero proibito. Si dice che il serpente è "astuto", ma la sua furbizia è messa a servizio di un fine cattivo. Il suo è un vero e proprio disegno malefico, che da subito si oppone al desiderio divino. Nel dialogo con la donna il serpente arriva per gradi al suo obiettivo: rivela il suo disegno di opposizione a Dio già nella domanda che rivolge alla donna con il gioco di parole per il quale la proibizione di mangiare i frutti di "un albero" viene estesa a "ogni albero". Il serpente porta così la donna a dubitare che il divieto di Dio possa essere stato legittimo. La donna si lascia trascinare dal gioco del serpente e cade nella trappola della esagerazione: afferma, falsamente, che Dio avesse proibito persino di toccare l'albero in questione. Allettati da questa tentazione, gli uomini mangiano questo frutto (Eva lo offre all'uomo: l'immagine della donna tentatrice è tipica di molte letterature sapienziali soprattutto nel mondo antico). Subito si rendono conto di essere nudi. La loro nudità esprime l'indegnità, l'insuccesso. Al peccato fa seguito una specie di istruttoria condotta da Dio, che ripercorre i gradini opposti a quelli del peccato: prima Adamo, poi Eva, poi il serpente. L'uomo, che sperimenta la paura e la vergogna, scarica la sua responsabilità su altri (prima su Eva, poi sul serpente, e dal momento che questo è creato da Dio in definitiva la colpa viene data a Dio stesso). Dio condanna prima di tutto il serpente; la punizione di Eva la tocca nella sua duplice qualità di madre e di moglie. Anche l'uomo è condannato, anzitutto nel suo rapporto con la terra, alla quale è legato come a una moglie e dalla quale attende i frutti: ora la terra diventa una nemica.
Genesi 3,1-19
1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12 Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». 13 Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». 14 Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». 16 Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». 17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. 19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
(tratto da http://it.wikipedia.org)