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Antonella Napoli
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Vervain alcune riflessioni (Eduardo H. Grecco)

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti


Continuiamo il nostro viaggio tra i 12 guaritori attraverso le parole del dr. Grecco. Ho raccolto e tradotto i post sull'essenza floreale che lui ha pubblicato sul suo profilo Facebook e che sono molto interessanti per approfondire, riflettere e scoprire aspetti più nascosti di ogni essenza.

Ciò che è emerso da Vervain l'ho diviso in varie parti, cercando di darne un titolo che ne riassumesse il contenuto. Cliccando sul titolo potete andare a leggere direttamente la parte di vostro interesse, oppure leggere tutto l'articolo scorrendolo di seguito. Buona lettura! Antonella Napoli


Riflessioni su Vervain




Quando comincio ad affrontare lo studio di VERVAIN, mi ritrovo a navigare in acque note ma inquietanti. C' è una contraddizione, dentro di me, su questa tipologia, che non riesco a trovare le parole per esprimere, con pienezza, ciò che è custodito nelle mie viscere su questo fiore. È letterale, sto scrivendo dalla memoria viscerale, senza essere in grado di finire di forgiare frasi e parole, che cercano di trovare forme letterarie per rendersi visibili. Non mi capita spesso, ma oggi sono lì, bloccato, come su una barca a vela, arenata nella sabbia.
 
Questa difficoltà di tradurre i sentimenti in parole, è molto coerente con la realtà dei processi e dei modi nei quali VERVAIN, organizza la realtà in cui vive. Egli è un conoscitore fugace dei sentimenti e abita, invece, molto comodamente nel pensare.



Vervain: Non arrendersi, Viaggiare, Esplorare, Fuggire

Come WILD ROSE, con il quale mantiene una stretta connessione volitiva, VERVAIN solleva un contenzioso con la rinuncia. Mentre WILD ROSE lascia cadere le braccia al fianco della propria vita e si lascia inghiottire dalla rassegnazione, VERVAIN stringe i pugni e non smette di lottare. Allo stesso modo, come OAK, sembra che non si arrende mai e si differenzia da lui, perché non smette mai di sperare mentre lotta. E se lo fa, se capitola, dà un nuovo significato a questa emozione: vive la rinuncia come una liberazione e non come una sconfitta. Per lui, in ogni caso, abdicare è un modo per sostenere il potere, cedere non è mordere la polvere, ma affermare la sua grandezza. Curioso modo di affrontare la vita, disparata, mentale, esortativa, inaspettata ma soprattutto militante e apostolica.
 
A VERVAIN piace viaggiare, non tanto per conoscere, ma per non fermarsi. Odia la noia della reiterazione, ha bisogno di tagliare la sequenza della sua vita, si allontana, con il suo vagare per altre arie diverse da quelle che respira ogni giorno. Tuttavia, bisogna stare attenti, perchè non si tratta di una virtù: lo attira esplorare fuori, perché gli costa sentire dentro. Assentarsi, per lui, è una maniera elegante di scappare dai dolori o dalle prigioni affettive del qui ed ora.

Per questo, tra le cose che deve imparare, una di esse è che, nei suoi cammini in altri luoghi, forse, può trovare fortuna, fama, riconoscimento e perfino amore, ma mai i tesori dell'anima. Perchè i tesori della sua anima sono dentro di lui e non ha bisogno di andare da nessuna parte, ma al proprio centro interno. In questo modo, VERVAIN approfondisce le idee; le relazioni; le geografie, mentre vive dentro di loro; il tempo, lungo o corto, che rimane sommerso tra le pieghe di ciò che sta passando. E, in questo andare, senza frontiere, pensa di percorrere una strada, ma in realtà il tratto del cammino è proporzionale a quello che fugge da sé stesso. Non si rende conto, a causa, forse, del puritano interno che lo imbavaglia, che tutti siamo solo “Passanti di noi stessi. È in noi che i paesaggi hanno paesaggio." (Fernando Pessoa)







Vervain: Ambivalenza, solitudine ed entusiasmo

Il mare mi piace e, ancora di più, l'oceano. Ciò che è esteso mi attira, forse per il fatto che, di fronte a questo, una persona è in grado di immaginare che lo spazio sia privo di limiti. Navigare a vela, mi piace, ma mi piace di più scalare. In verità, il mio amore è per la montagna. Lì sta il mio tesoro, ed il mio cuore. La ragione di questa preferenza, forse è dovuta, che, sulle cime, sento, allo stesso tempo, di stare vicino al cielo e all'abisso.

Questo vissuto non è estraneo a nessuno. Al contrario, in ogni angolo della vita, è possibile incontrarlo come accade, per esempio, in una relazione, quando la persona crede di essere sia in paradiso che all'inferno. Tuttavia, per alcune persone "entusiaste" questo è di solito il pane quotidiano, un ormeggio naturale alla "Tempestosa ricerca dell'essere". È che, nelle altezze, negli orizzonti aperti e nel loro rifugio, si è in grado di abbracciare con lo sguardo, molte lontananze. Sia le spirituali che terrene e, anche quelle che vivono in agguato nell'ombra.
 
So che ho un lato WATER VIOLET che è la forza che mi porta alla montagna, come la capra tira al monte (una buona luna nel Capricorno), ma sento dentro me che quando sono lì, mi manca la valle. La valle, quel posto dove la gente sta aspettando, per essere "evangelizzata" dal mio di VERVAIN. Anelo alla solitudine, ma non vedo l'ora che mi sentano. Nascondo le domande, ma sono pronto a dare risposte. E, ancora di più, preferisco dare risposte senza che mi facciano le domande. In cima alla montagna non si ascolta il rumore della valle ma, nella valle, si nota l'assenza del silenzio delle altezze. C' è l'ambivalenza nel sentire di VERVAIN, cosa che non accade nel suo pensare. Per questo, si rifugia lì, la mente è il suo castello.
 
La stessa ambivalenza rispetto alla solitudine succede alla persona VERVAIN. A differenza di IMPATIENS, CLEMATIS o WATER VIOLET, VERVAIN preferisce le solitudini visitate, intrattenute e accompagnate. Ha un potere di comunicazione capace di fare di spazi deserti d'incontro, delle sabbie giardini, della terra selvagge un habitat fecondo, dal nulla un luogo, in cui, gli altri, arrivano a immaginare che possono raggiungere la realizzazione alcuni loro desideri. Benedetti lo esprime in modo meraviglioso, in una delle sue poesie: "Ho una solitudine /così affollata / che posso organizzarla / come fosse un corteo /per colori / misure / e promesse". Invece, WATER VIOLET, imitando Benedetti, direbbe: " Ho una solitudine / così solitaria / così piena di me stesso / che posso distinguere da un singolo tratto / ogni luce e ogni ombra / di ciò che io sono...". Profonda e dolorosa percezione, che spiega la ragione per la quale, Bach, mette la tristezza come il colore emotivo di WATER VIOLET e fa dell'entusiasmo il profilo VERVAIN.







Vervain e Chicory

Nella Grecia classica, la parola entusiasmo, che significava letteralmente "con Dio dentro di sè", riguardava uno stato di esaltazione dell'animo provocato da qualcosa che affascinava la persona. Il dizionario lo definisce " vigore e veemenza con cui parlano o scrivono quelli che sono o sembrano ispirati. Come comunemente si dice del furore o presa della fantasia dei poeti." Tuttavia, la cristallizzazione di questo termine nel linguaggio attuale, permette di vedere, all'entusiasmo, sia individuale o collettivo, come l'ammirazione appassionata, sfogo ed eccitazione dello spirito umano, che trascende la sua condizione, riflessiva e serena, toccata da un impulso sconosciuto, che lo conduce, in generale, verso il bene o il bello.

Questa è l'esperienza che riveste il comportamento VERVAIN e, con questo sguardo è possibile fare quattro osservazioni che sono avvalorate dalla clinica.
La prima, ciò che è entusiasmo in VERVAIN, è devozione in CHICORY. L' uno tende allo spirituale, l'altro al religioso. VERVAIN è mistico e strabordante, CHICORY pio e attento ai dettagli.

La seconda osservazione, che nel considerare la direzione che persegue l'entusiasmo VERVAIN, si comprende ancora di più la ragione per cui, Bach polarizza, nelle sue Due Liste, questo fiore con BEECH, un fiore venusiano, che vede sorgere sempre il bello e buono, in tutto.
 Terza, la propensione di VERVAIN ad entrare in stati alterati di coscienza e, quarta, la sua convinzione che esiste una forza superiore che illumina le sue azioni e il suo pensare, e che lo guida. Pertanto, il suo lavoro è una chiamata a qualcosa per cui è stato scelto.







Vervain: La paura della perdita

Non sono un uomo che si aggrappa ai dogmi, ma non ho nemmeno un gran senso critico su di loro. Non è una questione di credo, ma solo che ad oggi non ho abbastanza volontà per discutere i loro valori. Forse, prendere VERVAIN, mi ha portato a sviluppare questo atteggiamento di avere dei principi, ma sapere che non è necessario sostenere o morire per loro. Questo beneficio ottenuto, tuttavia, ha il suo prezzo. Prendere questa essenza mi ha dato serenità e temperanza, ma mi ha anche gettato, senza difese nell’affrontare i demoni che, al contempo, chiama ed evoca. E uno di loro, sorprendentemente, è la paura della perdita.
 
Temere di perdere ciò che si ama e allontanarsi dall'amore per dover sentire la sua mancanza. Questa è una dinamica interna che conduce alle persone, immerse nell'esperienza propria di questo fiore, a preferire evitare di farsi coinvolgere, a evitare l'intimità pur di non soffrire il dolore, incommensurabile, che i naufragi amorosi, rotture e distacchi provocano. Ciò basterebbe a giustificare la validità dei motivi che incoraggiano VERVAIN, a trascurare l’intimità e, allo stesso tempo, a rendere più comprensibile questo comportamento. Ma non si tratta di dimostrare nulla per porre rimedio a un comportamento che è necessario trasformare perché, in un modo o nell'altro, finisce per distruggere la persona che lo salvaguarda e fa soffrire coloro che lo circondano.

Tuttavia, il modo come VERVAIN schiva e fugge dall’intimità non smette di avere il suo fascino. Come immaginare, con l'entusiasmo che dispiega tutto il tempo, che gli manchi l’interesse per la persona alla quale, tuttavia, in realtà, non si concede? È difficile credere che evita l’intimità, quando sembra sopraffatto da un affetto tenerissimo e vividi progetti relazionali. La maggior parte delle persone non vedono che dietro l'abile seduzione, che normalmente dispone, si nasconde la ferita di abbandono che lo blocca nella capacità di dare. Consegnarsi in modo vero all’intimità è allora, per VERVAIN, un compito di vita. Pertanto, attaccarsi, rappresenta un impegno significativo. È per questo motivo che, forse, nei fatti le persone VERVAIN spesso empatizzano con persone CHICORY. Beh, chi c’è meglio di qualcuno CHICORY per insegnare ad attaccarsi? Mentre per CHICORY, la paura della perdita è una gioia masochista, per VERVAIN è la testimonianza di un abbraccio che non osa dare.

Per quanto riguarda i Dodici Guaritori, ho un buon riferimento al libro di Bach "Alcune considerazioni fondamentali sulla malattia e la guarigione ", così come i casi clinici, su alcuni dei "Guaritori ", pubblicati nella rivista " The Homoeopathic World ", in aprile e maggio 1931. Hanno una freschezza e una forza notevole e sono molto illustrativi di cosa Bach pensava dei suoi rimedi. VERVAIN non è un'eccezione. Nel libro citato, Bach assegna a VERVAIN l'archetipo del Puritano con tutto ciò che ciò implica, per una persona nata nel Regno Unito.

Non credo che Bach si riferisse a questa personalità come puritana nel senso colloquiale del termine, che fa allusione, in maniera sprezzante, a persone o atteggiamenti che evidenziano una severa opinione sulla morale sessuale. Piuttosto si riferiva, da un lato, a "... persone di grandi ideali, che cercano di vivere una vita esaltata ma falliscono in qualche punto. Il paziente potrebbe essere di principi troppo rigidi e severi, avere vedute ristrette e sforzarsi troppo di modellare il mondo secondo i suoi ideali. Di nobilissimi principi, ma intollerante degli errori altrui, troppo duro con se stesso, pratica rinunce eccessive che eliminano la gioia dalla vita...." (Bach) ma, dall'altro, credo che stia indicando l’immagine che VERVAIN ha di sé stesso, come qualcuno destinato a realizzare progetti che lasciano traccia.







Vervain: Predestinazione

Bach chiede, parlando di questo fiore, in "Libera te stesso" “sei uno di quelli che non stanno nella pelle dall’entusiasmo: desideri compiere grandi cose e vuoi che tutto sia fatto in un momento? " entusiasmo, grandiosità, impazienza, predestinazione. Qui abbiamo quattro caratteristiche centrali di questa personalità.

Abbiamo sottolineato che le persone VERVAIN si sentono assistite da una certa convinzione di essere predestinati a grandi imprese da cui deriva, in certi casi, lo spirito messianico che li avvolge. Il puritanesimo inglese è influenzato, a questo punto, dalle dottrine di Calvino che base l'idea che fin dall'inizio dei tempi Dio aveva già stabilito chi era degno della salvezza o della condanna. Ciò ci pone in una situazione paradossale, perché, se il mio destino è stabilito che senso ha cercare di avere una condotta retta o peccare?

L' argomento puritano, derivato dal calvinismo, è che, vivere secondo i mandati di Dio è un segno di essere parte degli eletti e contare sulla Grazia Divina. Naturalmente, questa convinzione mette in discussione il libero arbitrio degli esseri umani, il valore che, per Bach era inoppugnabile e che era rafforzato, in esso, dalla sua educazione alla Religione Battista, che i suoi genitori praticavano, sostenendo la libertà di coscienza. L' idea è che abbiamo la grazia, ma ognuno è l'autore della sua salute e della sua malattia.

Allo stesso modo, la predestinazione, tocca la linea di galleggiamento che Bach aveva sull'idea del processo di evoluzione. Bisogna tener presente che, per lui, esiste una sola pena: dover imparare. Siamo tutti condannati a imparare, evolvere, illuminarci e salvare noi stessi. In tale contesto, la libertà si esercita come una forza che ci consente di unirci al processo o di ritardarlo. Ma niente di più. In tal modo, il dogmatismo VERVAIN, e la sua convinzione di possedere un alto sviluppo spirituale, nasconde una difficoltà significativa per l'esercizio della propria libertà nella propria vita e di un atteggiamento tollerante verso i simili che lo porta a mancare, parafrasando Bach, di generosità, carità o cortesia. Immerso nel suo lato oscuro, preferisce immaginare che se i suoi desideri non si realizzano, questa è la conseguenza di una incomprensione del mondo sulla grandezza del suo messaggio.







Vervain: Aprirsi all’intimità, il servizio all’altro

È difficile per loro aprirsi all’intimità interpersonale, anche se, in apparenza, si mostrano lineari, franchi e sembrano facili da affrontare. Quindi, quando gli viene proposto, gli risulta facile essere benvoluto esibendo una condotta affabile. Nella sua struttura interiore, tuttavia, c'è una crepa nella generosità che si esprime spesso con la mancanza di misericordia e gentilezza. In tal senso, sono abili nel nascondere, se lo desiderano, questi tratti di personalità. E abbiamo scoperto il lato AGRIMONY di VERVAIN.

In questo modo, si vedono queste persone come gentili, premurose e dedite, indicazioni per cui Bach specificava questo fiore, insieme al desiderio di servire e di proporre alti ideali. Quando si tratta di periodi difficili, complicati o di difficoltà, a momenti essi mettono in discussione, in modo severo, i loro modelli di funzionamento e di rendimento. C' è una notevole vicinanza, in questo punto, con ROCK WATER e, la clinica insegna, il suo lato di auto-condanna, PINE.
 
In generale hanno un grande sviluppo spirituale che li porta a combattere per portare avanti una vita "... di altruismo e di servizio... " (Bach), anche se, è comune che soffrano per la percezione di possedere qualche imperfezione o "... la mancanza di qualche qualità come, per esempio, saggezza, valore, fermezza, tolleranza, ecc." (Bach). Da questo, si evince che, il servizio che prestano nasce più dell'auto-esigenza e dallo sforzo , che dal cuore. È una causa più che un impegno emozionale per una persona che ha bisogno.- "Sono persone che, con discrezione e senza dichiararlo, fanno molti sacrifici e il cui desiderio e obiettivo nella vita è servire gli altri." (Bach) in questo VERVAIN si comporta all’inverso di CHICORY, ma cade nell’estremo di dimenticarsi di sé stesso.







Vervain: Durezza ed inflessibilità; ideali; comprensione e rilassamento

Bach commenta che il motivo che alimenta la sua condotta "... è abbastanza buono, ma manca di alcune qualità per perfezionare il suo lavoro." A questo punto, bisogna chiedersi tre cose: fino a che punto VERVAIN si espone per gli altri e trascura la sua strada? Fino a che punto questo sacrificio è una vera generosità o conserva un interesse meno lodevole con questo atteggiamento? Quali sono le sue vere intenzioni? Sono spesso di carattere duro e inflessibile, mancano di pazienza e tolleranza e hanno una mente un po’ chiusa intorno alle proprie loro credenze e convinzioni (...principi troppo rigidi e severi, vedute ristrette Bach) Ma, tuttavia, hanno " una certa debolezza per respingere l'interferenza dominante dei membri della famiglia." (Bach)

Questo è un motivo che rende spiegabile la frequenza con la quale si impegnano in rapporti con persone CHICORY. Quando hanno un motivo non gli importa di spendersi per questo con tutta la loro energia e dedizione, ma, ovviamente, questo li porta a trascurare le persone come tali, che sono considerate in funzione dei motivi che difende. Per raggiungere i loro obiettivi "... invece di usare gentilezza e pazienza, usano energia e impazienza " (Bach)- di solito ha principi elevati nei diversi aspetti della vita, ma non sempre ciò significa che il pensiero e l'azione coincidono. Per Bach il tema degli "alti ideali della sua natura" è un punto diagnostico importante di questa personalità e lo ribadisce più volte.

Sappiamo, tuttavia, che la polarità va dagli abissi alle cime, a ciò si somma il fatto che, a VERVAIN, “… il motivo è molto elevato, ma la comprensione non è sufficiente. Gli manca di rendersi conto che anche se sono avanzati abbastanza ancora devono imparare ... che grandi ideali si raggiungono solo senza stress né impazienza. " (Bach) In relazione a quanto sopra, sono persone che, si sforzano in modo eccessivo "... nel raggiungere i loro ideali e, in tal modo, danneggiano se stessi." (Bach) Devono imparare a rilassarsi e permettere che il ritmo dei processi, così come è, si vada sviluppando nei suoi tempi e, inoltre, a comprendere, tema evangelico, che non è per i loro meriti, ma per la grazia, che le cose accadono nella vita.







Vervain: Dimenticarsi della propria strada; Ostinazione; Entusiasmo eccessivo

Di solito sono persone molto rispettate e di valore non solo per la loro capacità di lavoro, pianificazione e risoluzione dei problemi, ma anche per il carattere allegro, generoso e produttivo che dimostrano. Questo li porta a essere, in generale, molto benvoluti da tutti quelli che li conoscono. Ma l'eccesso di preoccupazione nel servire gli altri, la loro natura filantropica, l'assenza di sentimenti di rancore o di risentimento per ciò che gli altri possono fargli come danneggiamento, la loro tendenza a infilarsi nei guai per cercare di aiutare le persone che si trovano in difficoltà, interferisce con il lavoro e cammino della loro vita, generando tensione e stress.

La sua capacità di leadership, in particolare socio-affettiva, è davvero notevole.
Al suo interno dimora quel potere, ma succede che di solito viene impiegato in modo sbagliato: duro, intransigente, antipatico, turbolento e poco affabile. Per questo, Bach sottolinea che VERVAIN aiuta queste persone a "... ti aiuterà a sviluppare le qualità di cui hai bisogno: gentilezza verso i tuoi fratelli e tolleranza verso le opinioni altrui. Ti aiuterà a comprendere che le grandi cose della vita si realizzano usando la calma e la delicatezza, non con lo sforzo o la tensione.."- sono persone risolute, assertive, energiche, dinamiche, che rischiano e aperte. Tuttavia, “… sono difficili da trattare perché ne sanno sempre di più e seguono la propria strada..." (Bach).

Nora Weeks aggiunge, nello stesso tono, qualcosa di cruciale: " sono così convinti di avere ragione che non ascoltano alcun consiglio. Sanno sempre cos'è meglio per loro e non gli piace ammettere di sbagliare." ma, tuttavia, questa..." grande ostinazione è causa di molto sofferenza..." (Nora Weeks). Sono una tipologia che, sia per Bach che Weeks, non si può confondere a livello diagnostico. La loro capacità risolutiva e la forte volontà sono una gran parte della loro forza d'azione ma, la convinzione che possono cambiare il mondo solo con il volerlo o deciderlo frequentemente, li fa scontrare con la realtà e si esauriscono spesso. "... Di mente ardente, tendono a sforzarsi eccessivamente dal punto di vista fisico e mentale.." (Bach)
 
Sono disponibili, ma hanno difficoltà a ricevere e ad accettare aiuto e consiglio. Dice Nora Weeks “… Spesso rifiutano l'aiuto o l'assistenza medica. Insistono nel continuare a lavorare, anche quando sono troppo malati per farlo e quando decidono di chiedere consiglio, nella maggior parte dei casi dicono al medico che trattamento ritengono dovrebbero seguire." un altro segno diagnostico importante, per Bach, è il " grande desiderio di servire gli altri...", "... l'eccesso di preoccupazione per servire il benessere degli altri...", " il desiderio costante di servire indica VERVAIN ". Al di là dell'ordine del sostegno, ciò che vale la pena di sottolineare, è la dismisura con cui si pone ad affrontare il proprio compito. E, questa, è la sua fragilità, l' "entusiasmo eccessivo", che Bach cristallizza su questo fiore in "Libera te stesso "







Vervain, Impatiens e Chicory

Abbiamo menzionato l'entusiasmo eccessivo che Bach, in "Libera te stesso” mette in polarità con la tolleranza. È quindi possibile dedurre che questo eccesso si trasforma, in questa personalità, in intransigenza, fanatismo, settarismo, esaltazione, ostinazione, irremovibilità, testardaggine e, in una certa "cecità", quando si considerano prospettive diverse dalla sua. Così come, CHESTNUT BUD, ripete spesso errori nella vita quotidiana, lo stesso accade con VERVAIN nei temi che non sono parte della quotidianità. E tutto ciò è causato in entrambi, dalla mancanza di visione psichica che consente loro di imparare dall'esperienza e trarre conclusioni adeguate dalle loro azioni. Essi condividono, senza dubbio, un certo grado di "ristrettezza mentale".
 
Se ora prestiamo attenzione ai testi in cui Bach descrive VERVAIN in "Libera te stesso", troviamo una serie di caratteristiche che, da un lato, assomigliano a IMPATIENS, dall'altro, ci danno il modello della qualità che li differenzia tra loro. Dice Bach: "Sei uno di quelli che non stanno nella pelle dall’entusiasmo: desideri compiere grandi cose e vuoi che tutto sia fatto in un momento? Trovi difficile elaborare pazientemente il tuo piano perché vuoi risultati non appena cominci? Trovi che il tuo stesso entusiasmo ti rende severo con gli altri; vuoi che questi ultimi facciano le cose come le vedi tu; cerchi di costringerli alle tue opinioni e sei impaziente se non le seguono?”
 
Impazienza, stress, rigidità, imporsi, sono comuni ma, ciò che è diverso sta nel fatto che, IMPATIENS si isola e le persone non sono altro che un fastidio, mentre, VERVAIN, possiede, invece, uno spirito socievole, va verso gli altri. Diciamo inoltre che, come sottolinea Nora Weeks, l'entusiasmo VERVAIN è all’altro estremo dell'indifferenza CLEMATIS e là appare una interessante questione prescrittiva sulla polarità, preziosa nella clinica. A prescindere da questi confronti, notiamo che l'entusiasmo VERVAIN non è di un tipo qualsiasi, ma una forza che brucia e, logicamente, consuma, nel tempo, la persona intrappolata in quell'esperienza.
 
 Tuttavia, non esiste il problema, perché questo entusiasmo, VERVAIN è riservato per "grandi cose". Ecco perché VERVAIN è incoraggiato con la stessa passione di CHICORY nel lasciare un'eredità. In CHICORY si tratta di un'impronta familiare, e anche se è una eredità avvelenata la segue riproponendola nella cerchia dei suoi affetti. Invece, la preoccupazione in VERVAIN è essere considerato un "... un maestro per l'umanità."







Ulisse: un viaggio senza arrivo alla meta; continua ricerca di nuove sfide. Vervain

Mi hanno chiesto, a seguito di quello che ho scritto su VERVAIN e per la mia passione per la mitologia, quale figura eroica avrei messo in relazione con questo fiore e, senza esitazione, ho risposto: Ulisse. È che, la lettura dell'Odissea (amo i classici greci) è una buona fonte di esempi del comportamento di VERVAIN. Infatti, Odisseo o Ulisse, è una personificazione eloquente di questo tipo floreale e del processo che gli tocca transitare nella vita, fino a riscoprire e riconciliarsi con la sua "anima", la parte femminile di ogni essere umano.
 
Ci sono diverse temi in VERVAIN che vale la pena di evidenziare alla luce di questa narrazione epica. Non molti ricordano che Ulisse non è morto a Itaca o nelle braccia della sua amata Penelope. Per la maggior parte, la fine del viaggio di questo eroe mitico, era di arrivare a casa sua. Tuttavia, non è stato così. Dopo tanto lavoro e lotta per tornare, Ulisse si lancia all'avventura e nel navigare di nuovo. Questo è un atteggiamento molto caratteristico di una personalità con abbondanza di VERVAIN nel sangue: si sforzano di ottenere qualcosa che desiderano e poi non rimangono a godere di quello che hanno raggiunto, e hanno bisogno velocemente di andare alla ricerca di nuove sfide. Ma il desiderio di coinvolgere non avviene solo sul piano dell'azione, ma anche in quello del dire: VERVAIN è dipendente dal girovagare attraverso le parole.
 
Accade che, guidato dal fervore della parola pronunciata, quasi detta per la sua sola risonanza, suo modo di stare al mondo, lo fa deviare dalla rotta del viaggio intrapreso verso altri orizzonti che, benché non siano propizi, lo trascinano alla gioia suprema che rinforza il suo parlare: divenire, continuare ad essere mentre parla. Così, annuncia la sua intenzione di muoversi in direzione di un determinato luogo, e lo fa con entusiasmo assoluto, ma, al suo interno si cela il desiderio di non arrivarci mai, perché il suo interesse maggiore è quello di viaggiare, solo viaggiare. Per assaporare la voglia del divenire. È per questo motivo che, Bach, commenta su di loro: devono imparare più ad Essere che a Fare ma, questo fare VERVAIN, a differenza di IMPATIENS, si concretizza, in essenza, in parola piuttosto che in atti, in percorsi, in successi.
 
È così che la persona VERVAIN, si trova, al momento di parlare, nella stessa situazione di Ulisse, per il quale Itaca era una scusa per continuare a navigare e non una meta che si sarebbe voluto raggiungere. Vogliono parlare, ma non necessariamente per giungere a qualche conclusione, piuttosto per essere ascoltati. Gli ormeggi dei porti sono una maledizione per VERVAIN, tanto quanto la fine di una conversazione.







Ulisse, l’incontro con le sirene: integrazione maschile e femminile, il ruolo della donna. Vervain

Se continuiamo con la storia di Ulisse, come metafora di VERVAIN, c'è un fatto che merita di essere messo in evidenza. Mi riferisco alla circostanza esplicita che, Ulisse, dopo la distruzione di Troia, vuole tornare da sua moglie e alla sua casa. Questa aspirazione manifesta ci parla, di come, per raggiungere il completamento le energie maschili aspirano ad incontrare quelle femminili e, per riuscirci, devono superare le avversità e gli ostacoli, le prove dell'anima, che si drammatizzano nel viaggio, di ritorno a casa di Ulisse. Lo stesso, con il segno inverso, che è esemplificato dal percorso di Medea, da Giasone ad Achille, o da Psiche dalla separazione dei suoi genitori fino Eros.
 
Joseph Campbell esprime questa circostanza in un modo che merita di essere ripetuto. Dice: "Per come la vedo io, la missione di Ulisse ha l'obiettivo di tornare a casa in modo dignitoso, con Penelope, sua moglie, non con una bionda, non con qualcuno che è la vittima e il bottino di una guerra, ma con la sua donna. Una donna è la controparte dell'uomo, l'altra parte del mistero dell'androgino, in modo che Ulisse deve rendere conto del suo atteggiamento guerriero, che non contempla l'idea di dialogo tra i poteri maschili e femminili." In questo modo, Campbell, pone l'Odissea come la narrazione di un'esperienza di iniziazione dell'uomo con il potere femminile.
 
Quando, molti anni fa, il testo di Campbell mi ha fatto aprire gli occhi, intorno a questa realtà, molte cose della mia storia hanno iniziato ad avere un senso. Mi sono reso conto che, come uomo, la sfida consiste nell'integrare l'anima che abita scissa all'interno di sé, e che, molte delle peripezie che accadono ai maschi con le donne, nel cammino della vita, sono in funzione di questa iniziazione. Attraverso questo cammino, l'universo femminile comincia a vedersi diversamente, ad assumere un'altra dimensione e il "maschio ferito" comincia a guarire. Credo che questo è ciò che vive Ulisse nel suo lungo viaggio di ritorno a Itaca e questo è ciò che la clinica floreale insegna su VERVAIN: è un cercatore d'amore che, attraverso delle donne della sua vita, cerca La donna della vita. Un segugio che fugge passando nella molteplicità, ma anela all'unità, un personaggio il cui rifugio è il pensiero (animus) ma richiede di aprirsi all'affetto (anima). Per un uomo, il viaggio di Ulisse è un modello esemplare che permette di imparare dalle prove che bisogna vivere per integrare, in esso, il femminile, il mercuriale, il devozionale, OLIVE, insieme al maschile, solforico, intellettivo, VINE.
 
Ricordate l'episodio di Ulisse e le sirene? Quale interpretazione simbolica è possibile fare di questo evento? Nel percorso di Ulisse, alla ricerca di riconciliazione con la sua anima, l'episodio delle Sirene rappresenta una svolta nel suo cammino, una prova singolare la cui traduzione si condensa in un messaggio destinato alla coscienza dell'eroe: non farsi intrappolare dal fascino persuasivo del femminile isterico. Femminile isterico: donna sensuale, seducente, egocentrica, drammatica, narcisista e brillantemente invasiva, come HEATHER, che con la sua condotta di insaziabile irruzione e avidità, consuma l'altro fino a "divorarlo". Insomma, una bellissima maschera priva di sostanza reale, che avviluppa le sue vittime.
 
È chiaro che, quello cui stiamo parlando, è di un femminile distruttore, rivestito dal fascino della seduzione, dall'offerta visiva piacevole e dalla promessa sessuale. In un certo senso, questa figura è un'allegoria del volto perverso della donna, immagine che vibra nelle viscere dell'immaginario collettivo e che descrive una femmina che raggiunge potere grazie all'esercizio della sua abilità di ingannare, dominare, possedere e abusare, utilizzando il suo fascino erotico per giocare con il desiderio maschile. Dalle sirene fino al concetto di "femme fatale" o vampira, passando per Elena di Troia, Circe, Salomè, Pandora, Judit, Dalila, Lilith o Eva, questo archetipo è sempre stato molto presente come un aspetto attribuito alle donne che gli uomini vivono come qualcosa di minaccioso: le donne come simbolo di tentazione, che causa il male della società e la rovina del maschio. La necessità patriarcale di accusare la donna come l'origine dei propri mali per la loro incapacità di essere responsabile per il disagio che provoca.
 
Ulisse deve imparare a dissolvere questa convinzione e vedere la donna come il complemento della sua totalità. Carl G. Jung, anche se in qualche occasione visualizza questo archetipo come il lato oscuro dell'anima, pensava che, l'orrore e la paura che la sua presenza risveglia negli uomini, è di natura ancestrale e serve solo ad evidenziare le debolezze maschili e la percezione innata del maschio, nel luogo in cui la sessualità è un universo dominato dalla donna. Nel suo incontro con lei, l'uomo, è esposto a un pericolo e alla possibilità di imparare l'insegnamento BEECH: non lasciarsi sedurre e distrarre dall’esteriorità, dalla migliore e piacevole presentazione di questa, perché la vera bellezza nasce dall'interno delle persone e non dalla sua apparenza.
 
Forse, un corollario importante, come impronta collettiva e archetipica, registrata nell'inconscio degli esseri umani, è l’annotazione che, i canti di sirena che siano VERVAIN, CHICORY o VINE, si trasformano in un simbolo per tutte quelle situazioni che attraggono, affascinano e seducono una persona, sia per la loro opulenza, grandiosità o per le prospettive future che offre, quando in realtà sono finzioni (in cui VERVAIN è soggetto a cadere), senza sostegno né valore alcuno.







Ulisse, l’incontro con Calypso: erotismo, sensazioni. Vervain

Un altro tratto interessante della saga di Ulisse è il suo incontro con la Ninfa Calypso. Quale è la sfida che Ulisse è costretto ad affrontare? Smettere di fare l'eroe. In questo spazio bucolico, accolto nel ventre lubrico di Calypso, Ulisse non ha alcuna possibilità di comportarsi da eroe. Poco a poco, niente continua a rimanere del guerriero Ulisse. Immerso in un'esistenza passiva che, forse, all'inizio è stato un periodo ristoratore, dopo tanta lotta e fatica, quel benessere finisce per essere vissuto come una prigione. Questa è l'esperienza VERVAIN nelle sue relazioni amorose: una necessità di rifugio nelle braccia di una donna materna e, allo stesso tempo, la sensazione di annegare in quella relazione.
 
Allo stesso tempo, c’è una forte tendenza che lo spinge ad essere un eroe davanti alla donna che è orfana, per salvarla, e ad odiare, in contemporanea, il suo impulso salvatore. Questa doppia oscillazione, che non fa altro che mostrare il suo lato bipolare, Deriva da un conflitto materno di vincolo molto potente, anche se negato. Calypso è una rappresentazione di Hera, donna-moglie. Offre sicurezza e riposo ma, per certe personalità come VERVAIN, queste condizioni, come abbiamo già sottolineato, invece di dare serenità, generano sensazioni di prigionia. Da tempo remoti, i seni femminili sono stati un simbolo arcaico e archetipo non solo della maternità, ma della femminilità in tutte le sue forme, della certezza e della pace.
 
Dal petto che nutre alla dolcezza afrodisiaca dei seni. Nel petto della donna si nutre il bambino affamato, riposa l'uomo stanco e riesce a placare la sua sete l'anima innamorata. Il seno della donna possiede una qualità erotica primordiale che non dipende in particolare dalla sua forma o dimensione, ma soprattutto dal suo turgore, dal crespo dei suoi capezzoli e dalla sua oscillazione. Senza dubbio, seni espressivi e carnosi possono essere seducenti e risvegliare lo sguardo inequivocabilmente bramoso del maschio, ma allo stesso tempo possono mancare di erotismo. Perché l’erotismo non ha a che fare con la percezione, ma con l'immaginazione, non con ciò che si mostra, ma con quanto si lascia intendere. Il mistero del seno è più nell'ordine del potere della fantasia, che della ridondanza.
 
In questo senso, CHICORY è perspicace e seducente, VERVAIN intuitivo ed erotico. Senza mettere da parte altri significati, i seni hanno un marcato carattere sessuale che diventa la propria architettura. Carattere che mette un condimento di mistero nell'incontro intimo. Tuttavia, non bisogna dimenticare il continuo confronto, nella letteratura sacra, mitica e profana, dei seni con i fichi o con qualche altra frutta che versano "latte e miele". I seni sono donatori di dolcezza, fanno ricordare l'uomo che si appaga in loro, un tempo paradisiaco e la donna la mette in contatto, in quell'atto, con una potenza silenziosa, sconosciuta o dimenticata.
 
Un uomo VERVAIN, ama i misteri tanto quanto gli enigmi e i seni della donna, servono da metafora per evidenziare il potere dell'erotismo turgido, che attrae questa personalità come il miele attrae la mosca e si colloca come il suo tallone d'Achille. Non il seno, ma l'erotismo, quell'erotismo a cui non può resistere, ma non a causa di chi lo provoca, ma per l'erotismo stesso. A differenza di CHICORY, il cui strumento e, allo stesso tempo, vulnerabilità, è la seduzione ben incarnata e diretta, VERVAIN rimane intrappolato nella rete della sensualità, sia propria che altrui, prigioniero della pulsione nel dare aiuto aperto e non selettivo, sentendo contemporaneamente, che, così, appare privato della libertà. È per questo che, per VERVAIN, assistere, soccorrere, difendere, diventa un atto carico di passione, un flirt lussurioso, privo di castità, ma che lo cattura fino al punto di portarlo a pregiudicare e danneggiare la sua vita.







Ulisse: Circe, Penelope e Elena. L’amore. Vervain

VERVAIN, molte volte nella sua vita, è perso nel labirinto delle sensazioni. La sua mente lo nutre di certezze, ma la vita è piena, molto piena di eventi per lui sconcertanti. Questa circostanza finisce per fargli perdere la bussola del cuore. Deve trovare un modo per orientarsi nei suoi affetti e nelle sue relazioni. Tuttavia, poiché l'Aurora, l'alba, appare dall’oriente, l'espressione "orientarsi" è usata con l'intenzione di indicare che la persona sa dove si trova o dove sta andando. Non è questo un dato minore in un momento della storia di Ulisse, di certo un tempo iniziatico, dove egli non sa dove si trova il sentiero che lo porta a casa. È perduto nell'immensità del mare e all'improvviso appare davanti ai suoi occhi un'isola, dove abita la dea Circe.
 
Questo incontro potrebbe tradursi così: Ulisse è perduto e deve orientarsi e l'isola in cui si imbatte, che si chiama "casualmente" Aurora, è il punto di riferimento dove trovare direzione. E il cartografo che lo aiuterà a trovare un percorso per il suo viaggio è una donna, Circe. Questo è Ulisse. Egli è perso ma la sua anima sa dove deve andare a cercare risposte, tra le braccia di una donna, che non è una donna qualunque, ma una che domina la magia dell'amore. Spesso, pensando al lavoro di apprendimento di VERVAIN in questa vita, traggo le mie riflessioni verso questa direzione di come vive ed elabora l'amore.
 
VERVAIN rifiuta la possessività, chi lo opprime con l'affetto, chi restringe la sua libertà ma, tuttavia, con una certa assiduità cade arreso nelle braccia di CHICORY. Una Chiara lezione della vita: chi meglio di CHICORY per insegnare a VERVAIN ad amare. E quando questo accade, l'ardente e viva luce che VERVAIN diffonde, si smorza e acquisisce la temperanza di un calore accogliente, luminoso e proporzionato. Allora la passione comune che abita in queste anime acquisisce la capacità di infondere, motivare, condurre e guarire gli altri che arrivano fino a loro. È chiaro il vantaggio che CHICORY le offre.
 
Il primo amore di Ulisse non è stato Penelope ma Elena, per la quale non combatte, davanti a Menelao per una ragione pratica: il potere del fratello maggiore di questo, Agamennone. Il buon senso supera il desiderio e ha preferito scegliere Penelope, incarnazione di una dea benevola e serena. Nel suo nome, in greco, è racchiusa la parola anatra, uccello simbolo, in questa cultura, di immortalità, felicità coniugale, fedeltà, ingegno e onestà. Questo episodio della vita di Ulisse racchiude una lezione sul comportamento VERVAIN.
 
Contrariamente a quanto si pensa VERVAIN ha un grande buonsenso in particolare per le cose decisive della vita. Tuttavia, se penetriamo più profondamente al suo interno, vediamo che in tutto ciò che è connesso a idee e convinzioni può arrivare in posti infausti, come se non riuscisse a vedere come i sentieri della negoziazione e degli accordi sono preferibili all’imposizione di una dottrina e all’isolamento a cui questo lo condanna frequentemente. Per questo motivo, la sua eterna condizione di eretico e dissidente. Dal lato pratico invece, per quanto riguarda l'amore di coppia impegnato: preferisce rinviare la passione per una scelta che gli dia certezza e libertà.
 
Nel suo cuore batte una doppia tendenza: navigare nell’indipendenza e la necessità che esista un porto, dove ancorare la sua nave, quando ha bisogno di recuperare le sue forze. Nel suo mondo interiore inconscio, è più importante, una donna che accompagni la sua vocazione (Penelope), ad una che svegli la sua passione (Helena) e a causa di ciò è impedito nel realizzare la sua eredità.







Panoramica delle caratteristiche Vervain

È nel breve testo di " i Dodici Guaritori ", pubblicato nel villaggio di Epsom, nel 1933, Bach allude a VERVAIN come il "fanatico " e propone di sviluppare la virtù della tolleranza. Nei "Dodici Guaritori e i Quattro Aiutanti" sottolinea, invece, l'entusiasmo come il suo modello centrale di condotta. Negli scritti di questo periodo, e fino agli ultimi, Bach sta raffinando il concetto che ha di questo fiore. Se facciamo una panoramica dei punti che si vanno delineando, in quegli anni, anche se alcune cose le ho già dette, ci troveremo con questioni rilevanti e che, in alcuni casi, invertono l'ordine di priorità che Bach conferiva a certe evidenze rispetto ad altre.
 
Per esempio, l'idealismo per il bene dell'umanità rimane importante come tratto semiológico, ma non è più determinante. Vediamo cosa dice Bach (i testi di Bach sono tra virgolette):
 
  • "spesso continua ad andare avanti anche molto dopo che gli altri si sono arresi." Quindi è una buona risorsa per le personalità GENTIAN che devono, "... imparare a resistere. / non ad andarsene né restare, / resistere..." (Juan Gelman)
  • "seguono la loro strada." Il problema è che a volte si perdono e quindi non vedono quale è il loro particolare percorso.
  • "Hanno idee fisse e sono assolutamente certi di avere ragione.” Ma non significa che questo sapere li aiuterà nella vita quotidiana e nella gestione dei propri affetti.
  • " Desiderano sempre convertire ai loro punti di vista tutte le persone che li circondano." Deve imparare a persuadere e non voler fare proselitismo delle proprie idee.
  • " Potrebbero ostinarsi a rifiutare la cura fino a quando non vengono costretti." " Non piace loro ascoltare consigli." È anche difficile aiutarli e, tutti questi comportamenti, possono essere tratti di superbia.
  • “Potrebbero essere portati fuori strada dal proprio entusiasmo, stancandosi parecchio." Questo li porta ad alti livelli di stress.
  • " In tutte le cose tendono a essere troppo seri e tesi. La vita è una cosa molto difficile per loro." Gli costa godere e circolare per la vita senza stress.
  • "Hanno saldissime convinzioni, qualche volta cercano di convertire gli altri al proprio punto di vista e sono intolleranti delle idee altrui." Il compito di imparare ad essere tolleranti, allora è parte dell'apprendimento centrale della sua vita.
  • “Sono spesso persone con grandi ideali e ambizioni per il bene dell’umanità." Non si preoccupano dei dettagli della vita quotidiana, è solo interessato ai "grandi progetti"
  • non parla, ma predica. Non suggerisce, stabilisce. In questa direzione gli costa rimanere silenzioso, non pensare e non predicare le sue credenze. Cioè gli costa rimanere in silenzio e permettere che chiunque abbia le proprie convinzioni diverse dalle sue. A VERVAIN piace di pellegrinaggio ma, il suo vero errare, risiede nel silenzio. È una cosa che deve imparare.
  • deve indicare a tutti qual è l'unica strada da percorrere e come è testardo, risoluto e con una forte volontà, non smette di esercitare pressioni sugli altri per ottenere ciò che vuole.
  • ha molto coraggio quando è convinto della giustizia e della verità della sua causa, ma non misura le conseguenza delle sue azioni quando questa convinzione lo rende cieco e, allora, cade nella temerarietà.
 
La clinica mette, davanti ai nostri occhi, comportamenti che sembrano curiosi ma che, poco a poco, dimostrano di possedere un valore particolare. Non è semplice, a volte, separare la paglia dal grano, riconoscendo quello che è il nucleo rispetto a quello che è accessorio nella struttura di una tipologia floreale. Tuttavia, se si sa attendere attentamente i movimenti dell'anima, in modo graduale ciò che non è essenziale andrà mano a mano sparendo. Quasi come un processo fenomenologo di comprensione, una volta svanito l’incidentale, ciò che rimane è una qualità centrale del fiore. Così, per esempio, accade con il sentimento di contrarietà presente con una certa costanza in VERVAIN. Se analizziamo questa esperienza un po' più finemente, dovremmo dire, con maggiore proprietà che, VERVAIN, ha uno spirito sempre insoddisfatto, come se nulla di ciò che si ottiene nella vita gli desse pace.

In questo assomiglia a AGRIMONY ma ciò che li differenzia è da dove viene il malcontento nell’ uno e nell'altro. In AGRIMONY, si tratta di qualcosa che nasce dal suo mondo interiore, mentre in VERVAIN la radice del suo malessere risiede nel fatto che la realtà esterna è, per lui, insufficiente e deludente. Il mondo così com'è, dovrebbe essere diverso. Questa sfumatura lo avvicina a BEECH e WILLOW, in una percezione comune di essere disgustato dalle circostanze che lo circondano. Tuttavia, lo stesso di VERVAIN, in questo caso, è che non incrocia le braccia, o si trincera nella denuncia o critica, ma cerca di cambiare le cose negative che gli accadono e di trasformare il mondo che abita. Tuttavia, la sua spinta rivoluzionaria è in generale uno stile entusiasta, puritano e rigido, che limita le possibilità di cambiare l'ambiente. E, anche se prova a farlo ponendosi alti principi la sua natura "... intollerante con le colpe degli altri..." e "... troppo severa con se stesso..." è il suo peggior nemico.







Eterna insoddisfazione, noia, amore per il nuovo e l’esclusivo. Vervain.

Di fronte a questa situazione, di fronte alla personalità VERVAIN ci si chiede: perché vive bloccato in questa eterna insoddisfazione, quando ha così tante risorse a sua disposizione? Perché desidera di più? Perchè vuole cambiare il mondo invece di accettarlo così come è? Perché non si gode la vita senza voler riformarla? Perché vede il mondo senza lo splendore che desidera? La risposta è complessa e si sviluppa su vari livelli: non può smettere di desiderare, identifica l'essere con l'avere, cerca di ritrovarsi attraverso il mondo, utilizza i risultati come uno strumento per esaltare l'ego, resiste invece di arrendersi interiormente al Piano dell'Anima...
 
Quando combiniamo la capacità di non arrendersi e la noia di fronte alla routine, appare una caratteristica VERVAIN ben nota: l'attrazione per l'inizio. Questo si estende al fascino che gli produce il nuovo, ogni rinnovamento e trasloco. Si gode l’anteprima di una notizia tanto quanto odia leggere un giornale a tarda ora, quando l'informazione è già passata. Tuttavia, ama gli oggetti d'antiquariato, non solo per la loro bellezza ma per l'esclusività che dà il possederli, così come i libri rari, speciali e antichi, allo stesso modo dei liquori invecchiati e il privilegio di sorseggiarli in compagnia.
 
Odia la volgarità, come WATER VIOLET, quindi non basta che qualcosa sia nuovo per motivarlo, ma deve avere una certa grazia ed eleganza, cioè essere bello. Particolarmente bello per i sensi. E, questa, è un'altra delle tante contraddizioni proprie di questo fiore: vive in un universo mentale ma, sull'estetica della comprensione, fa prevalere quella delle sensazioni. Mentre CLEMATIS viaggia con lo spirito, VERVAIN lo fa con la materia e, mentre lo spirito trova sempre motivi per ritemprarsi nella sola contemplazione, la materia richiede un movimento per essere percepito come differente.
 
Siamo ancora una volta nella ruota dei paradossi VERVAIN: vive ciò che sente e, allo stesso tempo, sente che quando pensa molto vive molto. Queste sono qualità che, quando si integrano ad altre realtà che non sono abituali, come quando si trasferisce a creare la propria casa in un'altra comunità, il suo adattamento è semplice. Non vive mai come straniero da nessuna parte. E ancora di più: subito dopo l’arrivo diventa persona significativa e di spicco, che tutti consultano. Perchè? Per il fatto che la sua alta capacità di adattarsi e cercare i cambiamenti, lo rende leader e maestro per i suoi simili.







Vervain: Tolleranza, Volontà

Di solito, il mio sonno è sereno e profondo e arrivo nelle braccia di quel riposo riparatore, senza esitazione o resistenza. Quindi, quando questo non accade, è sintomo che qualcosa, nella mia vita, si trova fuori luogo: ansie, preoccupazioni, tristezza, tensioni... con gli anni e l'esperienza, (e le essenze floreali) si impara a non permettere allo slancio di dominare la realizzazione dei progetti e che la fretta non alteri i ritmi naturali della vita. La tolleranza è valorizzata, non solo per gli altri, ma per se stessi e si avanza nel processo di realizzazione che, così come una persona è trattata, tratta gli altri.
 
A poco a poco, se uno cede, se non resiste a ciò che l'Anima vuole insegnare, la serenità avvolge i nostri sentimenti. Il dogmatismo lascia spazio ad una prospettiva più ampia, l'imposizione lascia spazio alla persuasione, la severità alla bontà, l'attività alla contemplazione, l'esaltazione alla misura e l’eccesso alla temperanza. Ma, per raggiungere la virtù della tolleranza, che riassume molto di quanto sopra, una calma che non sia né condiscendenza né conformità, ma benevolenza attiva, VERVAIN deve percorrere un percorso precedente di insegnamento, come un noviziato, a volte molto lungo, prima di ricevere l'ordinamento o la padronanza in mitezza e tranquillità, in breve, nella tolleranza.
 
Il concetto racchiuso in questa parola implica diversi sensi nucleari: indulgenza, rispetto e comprensione. Questi tre fili formano il tessuto della vera pratica di questa qualità, quando nasce dal cuore e non solo dalla ragione. È che viviamo in una società che proclama la tolleranza dalla mente ma, in realtà, non la esercita e si arriva al colmo di legiferare sulla sua applicazione, come se una legge fosse capace di generarla. È come se ci fosse un atteggiamento di fronte alla tolleranza che, invece di essere una che incoraggia la liberazione delle persone, nella loro capacità amorosa di esprimere i propri sentimenti e pensieri, servisse a fini repressivi.
 
Questa procedura è una tipica condotta VERVAIN, che porta avanti il suo ideale monoteistica della verità: " sono tollerante con tutto ciò che concorda con quello che penso."
Ho insistito molto sul carattere ambivalente e contraddittorio di questa tipologia floreale, pieno di paradossi e, anche, stravaganze. A causa di questa natura, vediamo come può passare dal dispotismo all'anarchia e, allora, la tolleranza funziona come il punto di equilibrio, tra i due estremi, un punto medio che si alimenta, regola e spinge, grazie all'azione reciproca di questi fianchi polari. La via di mezzo. Ora, se riprendiamo l'idea del noviziato che VERVAIN deve transitare per riuscire ad ottenere la virtù della tolleranza, diciamo che questa preparazione proviene almeno dai cinque fiori precedenti che Bach scopre. Cosa gli offre ognuno di loro? IMPATIENS, pazienza; CLEMATIS, bontà e contemplazione; MIMULUS, sereno coraggio, AGRIMONY, pace e spontaneità e, CHICORY, amore e vicinanza. Una buona scuola.
 
CLEMATIS si allontana dalla realtà inseguendo il passato perduto con l'intenzione di riportarlo in vita; VERVAIN, invece, lo fa in seguito ad un sogno che è convinto che stia per concretizzarsi. Tuttavia, questo tipo floreale è un grande regista, anche se l'eccesso di energia e di entusiasmo, non meno che il rumore e lo stress con cui accompagna il compito di realizzare quello in cui crede, sono i suoi principali nemici. L' esagerazione del suo impegno diventa una palla contro. Questo lo vediamo, per esempio, all'inizio di un progetto: è difficile dargli dimensioni proporzionate e realistiche. Al contrario, lo fa crescere in eccesso e in fretta e, con questo modo di dispiegare il suo lavoro, finisce per affondare ciò che ha creato. Forse, in questo modo, può immaginare che, attraverso la sua volontà, possa trasformare le situazioni avverse e complicate. Infatti, dall'osservazione di come si muove nella vita VERVAIN, si deduce che una caratteristica centrale della sua struttura è la volontà.
 
Una volontà forte, decisa, diretta che ci parla di qualcuno che ha molto chiaro quello che vuole realizzare e che è disposto a farlo. Per questo motivo, questo tipo floreale ricorre spesso alla potenza della sua volontà per andare in direzione contraria della corrente della vita. Nel suo intimo pensa di poter modellare, con il proprio nervo e brio, la natura delle cose o le circostanze del suo ambiente. Ma, VERVAIN, non solo si propone di coltivare a suo gradimento gli avvenimenti, ma anche di fare appello alla sua volontà per catechizzare, con uno stile coercitivo, le persone del suo ambiente, alle sue convinzioni, credenze, dottrine e ideologie.
 
Nel prendere questo fiore si produce progressivamente un allineamento della volontà personale con la volontà dell'anima. La conseguenza del rispetto di questo ordine è che, invece di andare contro i processi naturali della vita o non vedere che la volontà individuale è parte di un tutto più esteso, ci obbliga a rispettare le opinioni degli altri. La persona VERVAIN acquisisce il talento di unirsi delicatamente al divenire dell'esistenza nella sua forma attuale. Pertanto, VERVAIN ci aiuta a liberarci da sistemi di credenza rigidi che si basano solo sulla forza della risoluzione, e che generano stress, tensione e rigidità. Nel compiere questo passo verso la libertà, VERVAIN è in grado di completare il suo lavoro mostrando ad altri la strada che ha percorso senza cercare di forzarli.







Vervain: Essere semplici, semplificare la vita

Per VERVAIN semplificare la propria vita è un compito. Imparare la semplicità di vivere senza tensioni, pressione, sforzi, stress e complicazioni. Non affannarsi per redimere il mondo e la società. Essere semplice è l'arte di concentrarsi su una sola cosa: essere liberi. Libero di dover essere missionario di un'idea, difensore appassionato di una causa, salvatore di poveri e assenti, militante della trasformazione dell'umanità, creatore di un'opera senza precedenti, delegato nella terra di "Forze superiori"... imparare a Essere semplici implica essere felici con se stessi, così come si è; non passare la vita a discutere sul fatto che il mondo dovrebbe essere diverso o che sarebbe stato meglio nascere altrove.
 
Essere semplici, significa essere fedeli a se stessi. Quando si vuole essere in un altro modo rispetto a come si è, ciò che in realtà sta facendo, è permettere che ci sia l'influenza di altri o di modelli sociali da imitare, che lo allontanano dalla propria essenza. E, questo modo di funzionare significa allontanarsi dalla semplicità, perché, condanna a vivere diviso tra ciò che uno è nell’apparenza e ciò che, in realtà, è nel suo centro. In apparenza, sulla facciata, ci sarà una forma diversa e contraria a quella vera che vive nel profondo del reale essere. Magari, puritano all'esterno, voluttuoso e libertino all'interno. Armonizzare la tensione tra queste due tendenze non rende la vita semplice.
 
Ma la cosa cruciale è che la nostra anima è collegata con il più profondo di noi stessi e non con i nostri travestimenti e finzioni. Le apparenze con cui ci ricopriamo, sono solo in sintonia con la società e le richieste che lei fa per rimanere alle sue regole. Quindi, essere semplice si riduce al compito di essere se stessi. Se siamo VERVAIN non si tratta di fingere di non esserlo per il semplice motivo che è quello che la nostra anima ha scelto per questa vita. Lei lo saprà. Certo che accettare questa sfida non è facile, ci educano per qualcosa di diverso. Il seguire modelli, l’essere come gli altri.
 
Essere semplice non è un modello né un ideale da raggiungere perché "... l'ideale è quello che ti avvelena e ti diventa complesso, ti divide; crea due persone in te: quella che sei e quella che vorresti essere, così, ci sarà una guerra costante. E quando stai lottando con te stesso, quando ti stai sforzando di essere qualcuno che non sei, la tua energia si dissipa in quel conflitto..." (Osho) e per questo VERVAIN, spesso cade in esaurimento e spossatezza. Allora, e questo tocca il nucleo di VERVAIN, la semplicità è vivere senza ideali, senza legami con il passato, sognando il futuro o compiendo compiti, missioni o cause. Semplicità è essere presente nel presente. Come CLEMATIS, VERVAIN fugge da qui e ora rifugiandosi negli ideali. Ideali diversi da quelli che professa CLEMATIS, ma che, in breve, producono lo stesso effetto: allontanarci da ciò che siamo veramente.







Vervain e Impatiens

C'è una sindrome VERVAIN che assomiglia ad IMPATIENS e che confonde la diagnosi, in molte occasioni, tra uno e l’altro fiore: tensione, irritazione, stress, fretta e, forse, varrebbe la pena di aggiungere l’irascibilità. Qual è la differenza tra queste due essenze? VERVAIN è una personalità mentale, che conduce il suo lavoro con un'organizzazione o un modello precedente. Essi controllano, generando uno spazio personale e selettivo, con il loro marchio "unico e distintivo" come contorno, un luogo in cui sono il centro e la fibra travolgente. Inoltre, preferiscono controllare gli altri e proteggere le loro vite, e preferiscono essere accompagnati da altre persone. Sono socievoli di natura e si preoccupano della loro reputazione, come saranno visti in futuro dalle persone e se la loro eredità avrà ripercussioni sulle nuove generazioni.
 
Da parte sua, IMPATIENS, è una personalità emotiva, guidato più da impulsi che da schemi prestabiliti, sono controllori dei processi e modi di funzionare ma non delle persone, non è interessato a essere centro o preoccuparsi degli altri, in realtà preferisce stare da solo, non essere disturbato da nessuno e la sua natura è individualista, arcigna e introversa, e gli importa molto poco della sua reputazione, l'immagine che gli altri possono avere di lui. A entrambi tocca imparare a rispettare i processi della vita, non viaggiare con fretta attraverso i loro recessi, lasciare che tutto scorra a suo tempo. Uno si lancia verso la solitudine e l'individualità, l'altro verso la compagnia e la socialità. Tuttavia, VERVAIN a differenza di IMPATIENS, concepisce la realtà come problematica, senza rendersi conto che la vita non è problematica, è la sua mente che la rende così. VERVAIN, crea i problemi per poi essere chiamato a risolverli.







Vervain: Accettare la vita per quello che è

Oggi concludiamo con VERVAIN. Lo faccio con una certa tristezza e con la sensazione che manca qualcosa da dire. È questa costante insoddisfazione VERVAIN che non finisce di guarire e che, a volte, sembra sfiorare la malinconia, ma che, sempre spinge "di più" come se una vorace ambizione lo dominasse. Bach pensava che, le persone di questo tipo floreale, venissero in questo mondo con la saggezza di ciò che vogliono fare, incarnati con una visione e impostazione di come la vita dovrebbe essere. E, una tale disposizione, li conduce spesso a restringere la mente attorno a rigidi principi e idee in cui credono, nella certezza, che il loro modo di pensare sia l’unico e il vero. La conseguenza naturale di questa struttura è che, come persone, diventano inflessibili, volitive, resistenti a cambiare le loro convinzioni e missionari che insistono nel convincere altri delle loro idee.
 
Questa "visione cosmica" che portano come frutto di esperienze precedenti, è sempre un grande ideale, che si desidera realizzare, e che raramente ha a che fare con il quotidiano. Le piccole cose non contano molto per loro. Ma, compito grande o piccolo, ora tocca a loro impararlo a realizzarla senza stress, fretta o conflitto. Essi devono essere in grado di coltivare l'arte di sapere aspettare e non immaginare che le cose accadono a modo loro solo applicando la loro volontà, la loro capacità di lotta o il loro valore. La vita non si limita al raggiungimento di ciò che si vuole, ma all’accettare ciò che si è. Dietro questo contesto c'è, in VERVAIN, un profondo desiderio di essere ricordato e riconosciuto per le sue opere, di ottenere gloria e fama e, se possibile, diventare una celebrità per l'umanità, lasciando un segno del suo passaggio attraverso il mondo . Tale preoccupazione per la sua eredità transpersonale è un fatto singolare che non deve essere dimenticato nella clinica di questo fiore.
 
La preoccupazione per "l’eredità" la condivide con CHICORY ma, in quest'ultimo fiore, l'interesse si concentra sulla sfera familiare e sui suoi cari vicini, e tocca solo aspetti personali. È vero che VERVAIN arriva al fanatismo incoraggiato dall'eccesso di passione, che esercita la sua grande leadership con ardore, che è una personalità che nasce dalla fiducia di sé stessi e che cerca di far sì che gli altri si correggano in base ai suoi mandati, ma, la loro intenzione, sbagliata o meno, non si prefigge un interesse propriamente egoistico o manipolatore, ma persegue il suo obiettivo guidato da un entusiasmo straripante e un'aspirazione a rendersi utile all’altro.







Vervain e Agrimony

La clinica mi ha reso propenso a pensare, spesso e a al contrario di ogni logica, la connessione necessaria che esiste tra VERVAIN e AGRIMONY, come se condividessero la stessa corrente di acqua sotterranea. Forse, è a causa della risonanza che esiste tra il Puritano e l'Inquisitore, e la fluidità di come ciascuno di questi archetipi, con cui Bach identifica questi fiori, diventa uno nell'altro, o lo schema di indicatori clinici che appaiono in questa direzione, ma la verità è che appuro un lato AGRIMONY in VERVAIN.
 
Forse la maschera VERVAIN è il fanatismo e, di fronte a lei, come di fronte a chi scopre AGRIMONY, la risposta colloquiale è trattarli da impostori, mettere in discussione l'autenticità dei loro comportamenti. Ernesto Sábato, in One and the Universe ", bel libro, commenta: "si discute se Dali è autentico o falso. Ma ha senso dire che qualcuno ha passato la vita a fare una farsa? (... ) perché non supporre, al contrario, che questa continua farsa è autenticità? Qualsiasi espressione è, in definitiva, un genere di sincerità ". Smettiamola di giudicare. Le nostre maschere privano, l’ego dell'illusione che sia possibile nascondere. Così, come ci sono persone che si spogliano senza svestirsi, ci sono altre che si svestono senza spogliarsi. Questo è, parlando di costumi, la differenza media tra VERVAIN e AGRIMONY. Una differenza che mi fa ricordare alcuni versi di Jaime Sabines: " Spogliati come se fossi sola / e improvvisamente scopri che sei con me."




Scritti tratti da https://www.facebook.com/eduardohoracio.grecco   15/4/2017
Liberamente tradotto da Antonella Napoli - Le parti in neretto, i titoli e la formattazione non sono dell'autore, ma le ho inserite per una più veloce e scorrevole lettura



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Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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