Quell'irresistibile voglia di dolce... (Simona Serreri)
Dopo un pasto, anche abbondante e succulento, per spezzare momenti di noia, attesa e ansia o ancora quando il nostro umore non è particolarmente “brillante”, in varie occasioni sentiamo una voglia irresistibile, quasi incontrollata di un sapore dolce, che va dal gelato, alla fetta di torta, al cioccolato…
Nasce in noi un desiderio, sempre più forte, di ricerca di quel determinato alimento, che sappiamo sarà fonte di soddisfazione e di piacere.
Il nostro stato emotivo incide molto sulle nostre scelte alimentari e, in molti casi i cibi vengono preferiti proprio in base all’effetto che producono sull’umore: il cibo ci dà piacere e soddisfazione.
Ma perché? Che succede? Quali sono le altre esigenze che soddisfa l’alimentazione?
L’alimentazione è una delle funzioni più complesse del nostro organismo, regolata dal sistema nervoso e da quello endocrino.
Tuttavia, osservando il nostro comportamento alimentare, i meccanismi innati che regolano la fame e la sazietà, sono influenzati dai significati che diamo al cibo, da tutto ciò che il cibo rappresenta per noi. Troppo spesso mangiamo senza fame, per sentirci meglio, gratificarci.
Queste “interferenze” complicano anche il riconoscimento del bisogno di fame. Ci fermiamo più ad ascoltare le sensazioni fisiche che ci fanno capire che il nostro organismo ha fame? Abbiamo consapevolezza che stiamo mangiando pur sentendoci sazi?
Che cosa determina le nostre scelte alimentari a parte la fame?
Diversi gli studi, uno in particolare ha evidenziato le seguenti:
Abitudini familiari: “scelgo quello che mi ha sempre cucinato mamma”
Convenienza economica: “costa poco e mi sazia”
Gusti personali: “mi lascio guidare dalla golosità”
Praticità: “non ho tempo per cucinare e scelgo i precotti o quelli che si preparano in un attimo”
Pressioni sociali: “ in questa situazione non posso rifiutare quanto mi offrono”
Ideali religiosi o etnici: “Seguo la tradizione alimentare della mia religione o gruppo”
Valore nutrizionale: “consumo cibi che forniscano sostanze utili al mio corpo”
Compensazione emotiva: “mi consolo con una fetta di torta”
Concentriamoci su quest’ultima. Spesso, quindi, scegliamo i cibi per il bisogno di sentirci appagati e questo avviene in modo particolare con i carboidrati (dolci, zuccheri semplici e complessi).
Si ha spesso la sensazione di avere fame, ma questa sensazione è “falsata” da una voglia compulsiva, ossia un desiderio al quale non possiamo sottrarci. Questo desiderio, questa impellente necessità, che nulla ha a che fare con la fame è il CRAVING (dall’inglese TO CRAVE: DESIDERARE)
Quando ci sentiamo tristi, agitati o di “cattivo umore” ricerchiamo cibi che ci appagano nell’immediato. Questo perché, l’assunzione di determinati cibi, in particolare carboidrati (pasta, dolci) consente una maggiore produzione di serotonina con un effetto rilassante e antidepressivo.
Lo stato emotivo e l’umore sono regolati, infatti, da diverse sostanze (neurotrasmettitori) che mettono in comunicazione i messaggeri del cervello, ossia i neuroni.
Tra questi neurotrasmettitori troviamo anche la serotonina e le betaendorfine che sono influenzate dall’assunzione di zuccheri. Ciò spiega perché, continuiamo a cercare e a desiderare quel determinato cibo che ci ha dato un effetto positivo sull’umore. Si crea una vera e propria assuefazione da carboidrati e spesso ne facciamo un uso sempre più cospicuo per ottenere gli stessi risultati (“craving da carboidrati”).
E’ un vero e proprio meccanismo di dipendenza. A volte soltanto vederli, sentirne il profumo, o immaginare l’effetto piacevole che si presenterà dopo averli gustati, ci fa scattare un desiderio irrefrenabile di mangiarli.
Ciò può portare a effetti negativi sul nostro peso! Rispondendo a questi sgradevoli stati emotivi sempre con il cibo non facciamo che rendere automatico il meccanismo e non riflettiamo su quanto ci sta portando a mangiare cosi tanto.
Siamo davvero sicuri che mangiare quel gelato e quella fetta di torta ci aiuterà a stare meglio?
Diventando consapevoli di questo meccanismo invece, possiamo viverlo con meno sensi di colpa, cercando di capire di cosa in realtà abbiamo bisogno e accoglierlo senza sovraccaricare il nostro bilancio energetico, scegliendo magari qualcosa di dolce con poche calorie (con per esempio della frutta) o riducendo le quantità.
Questa esigenza incontrollabile non è causata dalla mancanza di volontà o da debolezza di “carattere”, ma è proprio una reazione fisiologica, un meccanismo non funzionale che si è instaurato al nostro mangiare SENZA FAME.
La consapevolezza aumenta le alternative per rispondere a queste situazioni dove il cibo sembra essere l’unica soluzione a ritrovare un pò di benessere. Diventando consapevoli nasce il noi il bisogno di capire, di informarci anche sui vari alimenti che possono consentire una maggiore produzione di “sostanze” che migliorano l’umore, o, ancora di sapere che anche l’attività fisica mantiene alta la disponibilità di serotonina nell’organismo, producendo quindi buonumore.
Essere consapevoli di questi meccanismi e non viverli con colpa e passivamente ci spinge ad agire, a trovare soluzioni che ci fanno sentire meglio e non appesantiscono il nostro peso, ci spinge anche a voler capire perché il cibo è anche NUTRIMENTO EMOTIVO.
Fonti
http://www.coripe.unito.it
http://www.eufic.org/page/it/salute-e-stile-di-vita/scelta-alimenti/
Dott.ssa Simona Serreri (per contatti scrivere a serreri.simona@tiscali.it)
Psicologa
Aree di Competenza: Alimentazione, Ben-essere
Articolo tratto da http://www.benessere4u.it