Dal polmone al respiro: la nostra connessione con la vita (Eduardo H. Grecco) - Fiori per l'anima

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Dal polmone al respiro: la nostra connessione con la vita (Eduardo H. Grecco)

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La mia, la tua vita, quella di ciascuno di tutti alla “scuola della terra” è legata e collegata con e dal respiro. Dal primo grido che accompagna il dolore della nascita, la prima ispirazione che riempie d'aria il vuoto lasciato dal liquido amniotico nell'albero polmonare, fino al punto finale dell'espirazione, nella morte, passando per l'aria condivisa di un bacio, il sospiro di un'assenza, la dispnea dell'ansia..., tutto nella respirazione indica uno stretto rapporto tra la persona e l'esistenza. Respirare è essere vivi ed è per questo che il soffocamento, la mancanza d'aria e l'angoscia risvegliano così fortemente la paura di morire.

Ricordiamoci che cuore, fegato e reni funzionano prima della nascita, invece, il polmone inizia il suo lavoro, come tale, al parto, dove avviene la perdita più significativa della nostra vita: quella del corpo di mamma Ciò, tra l’altro, motiva il pensare che il polmone sia l’organo dell’incarnazione e, d’altro canto, che la vita terrena implichi l’essere soggetti alle perdite, alla transitorietà del finito. Rudolf Steiner commenta, in questo senso, che “L'organismo umano è in realtà una piccola terra, perché può contare sui suoi polmoni.”.
  
Il polmone, come il cuore, costituisce il sistema ritmico, responsabile della mediazione e della regolazione delle due tendenze opposte rappresentate dal polo neurosensoriale e dal polo metabolico della vita. Mantiene l'equilibrio e l'alternanza (ritmo) tra la dinamica del sistema metabolico-motorio e quella neurosensoriale. Inoltre, bisogna tenere presente che il murmure cardiaco e respiratorio materno sono quella sinfonia percussiva che il bebè sente durante la permanenza nella placenta.
  
I cambiamenti che avvenivano in questi ritmi erano il risultato delle diverse emozioni materne che il bambino apprendeva con l'arrivo degli ormoni materni attraverso la placenta. Si è così fissato nella nostra memoria un significativo quaternario di battiti cardiaci, suoni respiratori, ormoni ed emozioni. Questo modello è, oggi, un’impronta attiva nelle nostre vite. Quando ci emozioniamo, la nostra respirazione cambia, il nostro battito cardiaco cambia, i nostri ormoni si agitano. Ed è interessante il fatto che i segni di punteggiatura grammaticale che accompagnano e organizzano la sintassi della nostra lingua, parlata e scritta, siano accompagnati da cambiamenti respiratori. Non prestiamo attenzione, è qualcosa di automatico, ma ad ogni punto, virgola, punto interrogativo, punto esclamativo, parentesi..., il nostro respiro si modifica, in modi diversi, a seconda della punteggiatura. Quindi, i segni di punteggiatura sono le emozioni del linguaggio. Del resto, nella trasformazione del grido in chiamata, del suono in parola, c'è una reale partecipazione del cuore, dei polmoni, degli ormoni e delle emozioni. E questo non è gratis perché i polmoni e l’energia che li muove, la respirazione, sono una funzione mercuriale, che ha a che fare anche con la comunicazione e il linguaggio.
 
Il polmone è un organo rappresentativo del ciclo vita-morte. Con la prima ispirazione inizia la sua attività: ci mettiamo in relazione con il mondo extrauterino e portiamo l'esterno dentro di noi. Con l'ultima espirazione termina il suo compito, abbandoniamo il mondo terreno e con esso il corpo. È quindi un organo legato al nostro ciclo terrestre, poiché transita tra la nascita e la morte.
In breve, il polmone è l'organo del corpo che è in contatto diretto con il mondo esterno attraverso l'aria.
 
Da questo fatto è possibile considerare che il modo in cui ogni persona respira, esprime il modo in cui percepisce il mondo e gli altri. Quindi, le patologie respiratorie sono legate alla vita emotiva, a come si “respira” la realtà al di fuori del nostro mondo interiore, al modo in cui scambiamo con il contesto in cui ci troviamo. Tratteniamo in modo esagerato, nell'ispirazione, l'esterno dentro di noi? Espiriamo troppo e siamo più consapevoli dell'esterno senza percepire l'interno?
 
Vediamo una persona respirare WATER VIOLET: è una respirazione lenta, calma, silenziosa, ritmata, profonda e raffinata. La sua ispirazione è cauta e la sua espirazione - mediata da un intervallo - è sottile e quasi impercettibile. Difficilmente puoi sentirlo. I sospiri abbondano e a volte sembra smettere di respirare per osservare il mondo. Si ha la sensazione che sia un respiro che si riempie. Il respirare WATER VIOLET è come la preghiera di una congregazione monastica: nella solitudine condivisa della comunità entra nel corpo come aria, esce dal corpo come canto.


Scritti tratti da https://www.facebook.com/EscuelaEduardoHGrecco 21/7/2020
Liberamente tradotto da Antonella Napoli - Le parti in neretto, i titoli e la formattazione e le immagini non sono dell'autore, ma le ho inserite per una più veloce e scorrevole lettura


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Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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