La floriterapia: che cosa è e come usarla in medicina veterinaria (d.ssa Laura Cutullo) - Fiori per l'anima

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Antonella Napoli
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La floriterapia: che cosa è e come usarla in medicina veterinaria (d.ssa Laura Cutullo)

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti



Essendo efficace nell’accompagnamento delle terapie mediche convenzionali, nei disturbi di comportamento e nel mantenimento e ripristino di un buono stato di salute, la Floriterapia ha una vasta possibilità di utilizzo  dai veterinari, sia che si occupino dei piccoli animali, sia che lavorino nel settore degli animali d’allevamento.
Negli animali d’affezione, agisce  liberandoli in modo dolce ed efficace da molte di quelle malattie e disturbi comportamentali che  alterano il carattere e rendono difficile una  serena convivenza.

Negli allevamenti possono migliorare di molto il benessere dei soggetti, diminuendo lo stress e migliorando le condizioni psicofisiche,  con la benefica conseguenza dell’aumento della resa e della produttività. Inoltre, non lasciando residui tossici o nocivi, rientrano a pieno diritto nella farmacopea utilizzabile nella conduzione ottimale degli allevamenti biologici.
Qui vengono analizzati i principi di base, l'applicabilità e il metodo e le indicazioni pratiche per la somministrazione.

Tra gli anni 1930-36  nasceva e si perfezionava in Inghilterra un nuovo metodo di cura grazie ad un medico geniale, Edward Bach, che individuò il potere di alcuni fiori e piante nel riportare alla pace i tumulti dell'anima.  Era un metodo rivoluzionario, del tutto  diverso dalla fitoterapia, vicino all'omeopatia, ma con caratteristiche proprie. Si trattava di quella che lui stesso chiamò Floriterapia.

Partendo dall'attenta osservazione dell'animo umano dei suoi pazienti malati, il dottor Edward Bach si convinse che la malattia non è altro che la materializzazione di profonde lacerazioni interiori, frutto di sentimenti negativi che si fanno strada nell'individuo ingigantendosi fino a  concretizzarsi al punto da divenire palesi attraverso sintomi fisici più o meno gravi.
Parte di questo concetto è stata introdotta,  dalla metà del '900 , quindi più di venti anni dopo Bach, anche nella medicina cosiddetta ufficiale, quando L'OMS  (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha promosso la considerazione della salute non come assenza di malattia, ma come stato di benessere fisico, mentale e sociale del soggetto1. Come a dire: se si  vive meglio e si è più sereni, si sta meglio fisicamente.

Così nasce la medicina preventiva, la medicina del lavoro, la medicina sociale, la bioetica. Tutte figlie delle grandi azioni sociali effettuate nel mondo occidentale nel 1900, tipo il risanamento delle zone paludose, il rifacimento delle fogne, gli acquedotti, il trattamento e il controllo delle derrate alimentari, la produzione della carne e del latte su scala industriale e il regolamento di polizia veterinaria e la medicina veterinaria stessa.

Questa asserzione di salute come benessere a tutto tondo, psicologico, fisico e ambientale, in fondo oggi quasi banale, riconosciuta dall'ambiente medico-scientifico prima tiepidamente poi in modo sempre più convinto, ha avuto il merito di togliere specificità alla malattia e considerare come punto di partenza la condizione complessiva della persona 2.

Oggi la psiconeuroimmunologia sostiene che esiste un rapporto strettissimo  tra cervello, sistema immunitario e sistema endocrino e vuole dimostrare la portata della relazione che a cascata  determina lo stato di salute non solo in quanto reazione alla malattia, ma causa stessa di malattia.
In veterinaria  stiamo assistendo alla stessa focalizzazione concettuale in quanto sempre di più viene posta l'attenzione proprio sull'importanza del benessere animale, inteso  come benessere psicologico e ambientale,   fattore primario nel mantenimento della salute, nell'incremento della produzione  e quindi nell'aumentata resa economica degli animali da reddito, tanto da diventare oggetto di regolamentazione da parte dell'Unione Europea.
Proprio del benessere psicologico ed emozionale come fulcro per il raggiungimento o il mantenimento della salute fisica, si occupa la Floriterapia.

Tutto ciò era già stato affermato da Bach, anche se in modo  più poetico e intriso della sua profonda Fede.

Per la floriterapia lo stato psicologico del paziente non solo è determinante per la sua salute fisica, ma ne è il vero responsabile. In questo senso liberarsi dalla malattia fisica è la conseguenza dell'essersi liberato dalle proprie emozioni negative, siano esse paura, senso di inferiorità, senso di colpa o altro.
Finchè l'individuo non riesce ad affrontare questi stati d'animo, ad elaborarli e a scioglierli, la malattia sarà lì a mandare segnali e ad ingabbiare il corpo fisico.

La realizzazione dell'armonia tra corpo, spirito e anima,invece, assicura il sollievo e la guarigione, tantopiù se si riesce a prevenire la malattia prossima a manifestarsi agendo prontamente sullo spirito quando se ne colgono i tormenti.
Non bisogna però confondere la floriterapia con la psicoterapia, perchè il metodo di Bach utilizza certamente il colloquio come terapia, ma il suo vero  strumento di aiuto è costituito dai fiori: 37 fiori e rock water (pura acqua di fonte), più un insieme di cinque fiori a creare un unico rimedio "di soccorso", chiamato da lui Rescue Remedy (marchio adesso registrato dal Centro Bach). Ognuno di essi ha un suo campo di azione specifico e preciso che va a riequilibrare un particolare stato mentale ed emozionale alterato dando nutrimento all'emozione positiva opposta.
Proprio questi fiori sono quelli che in veterinaria possiamo usare per aiutare i nostri pazienti.
Bach individuò ben precise emozioni negative che possono affliggere l'individuo e aprire le porte alla malattia. Per ciascuna di esse trovò dei Fiori adatti, ognuno dei quali va a coprire le varie sfumature dell'emozione:

  • Per coloro che hanno paura: Rock rose, Mimulus, Cherry plum, Aspen, Red chestnut

  • Per coloro che soffrono di incertezza: Cerato, Scleranthus, Gentian, Gorse, Hornbeam, Wild oat

  • Non sufficiente  interesse verso il presente:Clematis, Honeysuckle, Wild rose, Olive, White chestnut, Mustard, Chestnut bud

  • Solitudine: Water violet, Impatiens, Heather

  • Ipersensibilità alle influenze e alle idee: Agrimony, Centaury, Walnut, Holly

  • Per scoraggiamento o disperazione: Larch, Pine, Elm, Sweet chestnut, Star of Bethlehem, Willow, Oak, Crab Apple

  • Preoccupazione eccessiva per il benessere altrui: Chicory, Vervain, Vine, Beech, Rock water

  • Rimedio di soccorso: Rescue remedy.3

Benchè nata per alleviare le sofferenze umane, la floriterapia ha ottimi risultati anche sugli animali, domestici, selvatici o d’allevamento che siano,  che del resto lo stesso Bach aveva a suo tempo curato, verificando personalmente l'attività dei Fiori su di essi.

L'azione si esplica anche in veterinaria in quanto si tratta di medicina "vibrazionale" :  i Fiori sono portatori di specifiche informazioni energetiche capaci di riaccordare quelle vibrazioni che nell'organismo risultano sfasate o disarmoniche, riequilibrando tutto l'essere e stimolando i processi di autoguarigione. Per lo studio delle medicine vibrazionali è utile fare rifermento ai metodi di indagine della Teoria Generale dei sistemi ed in particolare al metodo della Black Box che per necessità di sintesi non approfondiremo in questo contesto.
Con il progredire dello studio dei Fiori nel corso dei decenni, altri gruppi di essenze si sono aggiunte a quelle originarie: i fiori Californiani, Australiani, Francesi e Italiani, alcuni dei. quali sono ancora in via di sperimentazione, ma che si basano sui principi e i metodi che ha insegnato Bach.Tra queste "nuove" famiglie di Fiori si collocano i Fiori Californiani di Richard Katz e Patricia Kaminski, il cui nome negli Stati Uniti è North American Essences oppure FES Quintessentials: sono ben 103 essenze ormai ben conosciute da molti anni e 48 essenze dalla Sierra Nevada (i.e. the range of light) di più recente ricerca, ma che comunque vantano già 10 anni di sperimentazioni, ciascuna con un suo campo di azione specifico.
La più grande differenza  fra i Fiori Californiani e i Fiori di Bach consiste nella presenza nei Californiani del concetto di polarità . Di una determinata qualità (nella floriterapia californiana l’attenzione è sempre posta sulle qualità piuttosto che sui difetti, come avviene invece nel sistema Bach),  possono essere presenti nello stesso individuo la mancanza o l’eccesso. L’utilizzo di un’essenza relativa a quella qualità agisce sviluppando la capacità di "tirarla fuori" oppure ridimensionando l’esagerata presenza della qualità stessa.
In questo contesto non è possibile esaminare tutti i 38 Fiori di Bach, tantomeno i più di 150 fiori Californiani, quindi rimando a pubblicazioni specifiche. Ciò che mi preme chiarire è il metodo e la sua applicabilità in campo veterinario.

Di che cosa si tratta
A lato pratico la floriterapia consiste  nella somministrazione orale e/o percutanea di "essenze" ricavate dai fiori secondo un metodo particolare (metodo del sole o metodo della bollitura), ciascuna delle quali va a smorzare o a rafforzare, secondo la necessità, un particolare stato d'animo, aiutando a  fare emergere le emozioni positive, le"virtù opposte".4
Bach inizia il suo studio sull'animo dei malati partendo dal metodo insegnato da Hahnemann, il grande Maestro dell'omeopatia, ma supera il concetto omeopatico del simile che cura il simile. Secondo Bach è vero che l'odio può essere superato da un odio più grande, ma può essere curato solo dall'amore; una paura può essere sconfitta e dimenticata da una paura più grande, ma la vera cura di ogni paura è il perfetto coraggio.5

Perchè utilizzarla
Al di là di considerazioni del tutto personali di tipo etico, culturale e filosofico sul senso della vita che ognuno sviscera secondo le proprie sensibilità, esistono motivi molto pragmatici perchè nella professione veterinaria si facciano entrare anche i rimedi floriterapici, sia che ci si occupi di animali d'affezione, per i quali i Fiori sono superlativi, sia che ci si occupi di animali d'allevamento.
La floriterapia infatti è

  • semplice: la sua semplicità, che non significa superficialità, è più apparente che sostanziale, in quanto potremmo paragonare questa terapia ad un iceberg, del quale vediamo immediatamente solamente una piccolissima parte; tuttavia per essere in grado di utilizzarla già con buoni risultati l'impegno di studio è relativo, sia in termini di tempo che di sforzo. Cosa da non sottovalutare visti i numerosi carichi che ogni professionista deve affrontare quotidianamente. Se si sbaglia la scelta dei fiori, l'unico guaio è che non si ottengono risultati;

  • facile da somministrare: dare i fiori è semplicissimo perchè non hanno quasi sapore, si possono mettere nel cibo, nell'acqua da bere, direttamente in bocca. Inoltre la posologia è standard per quasi tutte le specie, taglie, età, stato di salute;

  • utilizzabile in accompagnamento a terapie allopatiche: i Fiori non sono in contrasto con i farmaci tradizionali perchè toccano piani diversi quindi non costringono il veterinario a fare obbligatoriamente scelte terapeutiche nette (o i fiori, o i farmaci), anzi accompagnano molto bene le terapie tradizionali perchè fanno in modo che il paziente superi meglio le situazioni stressanti e "ci metta del suo" nel processo di guarigione;

  • senza effetti collaterali: non ci sono controindicazioni nè azioni dannose collaterali;

  • poco costosa: l'investimento sia nella fase di studio che in quella dell'applicazione pratica è minimo; il costo vivo di ogni boccetta di preparato finale è molto basso con il vantaggio di concedere al medico un discreto guadagno sia a livello concreto che di immagine di fronte al cliente senza costringerlo ad esborsi poco giustificabili.


Metodo

Il veterinario che vuole essere anche floriterapeuta deve porsi di fronte ai suoi pazienti con tutta la buona pratica richiesta dalla nostra professione e uno spirito e un'attenzione precisa.
La prima considerazione da fare, con un paziente che ha già dei sintomi fisici e non solo problemi comportamentali, è valutare se si è di fronte a lesioni (una ferita a una zampa, un tragitto fistoloso da corpo estraneo...), che sono manifestazioni morbose esterne, o a una vera malattia, che invece è un disordine interno profondo che provoca lesioni esterne (materiali), questo per capire, ovviamente,  che cosa fare o meglio se la nostra azione è necessaria solo per  "riaggiustare" il corpo fisico che ha avuto una disavventura o se, oltre a questo, è necessario un aiuto a livello più profondo, cioè sul disagio che origina la malattia.
La seconda, ancora più importante, è capire la direzione intrapresa, in senso olistico,  da un processo patologico.

L'evoluzione materiale di una vera forma morbosa ha sempre una direzione centripeta: tende ad approfondirsi nell'organismo dall’esterno all’interno, dalle parti più periferiche fino ad arrivare agli organi vitali.
L’organismo, per difesa,  tende a lasciarla nelle parti più esterne, quelle maggiormente "sacrificabili", agendo in direzione centrifuga.
I sintomi più esterni, quindi ad esempio quelli cutanei o i cosiddetti "scarichi" come feci molli, ancorchè più evidenti e spesso più "sofferte"dai proprietari degli animali, devono essere considerati come la malattia minore con la quale un organismo esprime la sua sofferenza.

Se visualizziamo il tutto, rappresentando la gerarchia dell'individuo nella sua totalità mediante un cono, possiamo vedere che la parte più alta è quella del sè, dell'essere più profondo, conscio e inconscio, comprendente la mente, l'ideazione; il secondo strato del cono è dato dalla capacità di fare, cioè di mettere in pratica ciò che è nelle idee, il concretizzarsi della volontà; il terzo strato è costituito dal sistema cardio-circolatorio, compreso sangue, linfa e liquidi intra ed extracellulari,  la parte fluida dell'organismo; quindi abbiamo gli organi interni ed infine lo strato più basso, quello degli organi esterni.

Il cono rappresenta schematicamente l'individuo nella sua totalità.Le frecce indicano la direzione dell'azione della forza vitale.Indicano anche la direzione in cui deve avvenire la guarigione.
Se consideriamo la malattia non come singola patologia, ma come insieme di sintomi che nel tempo si propongono all'attenzione,  diventa chiaro che, essendoci dei rapporti a cascata dei vari strati, l'evidenza del malessere primario, a livello del vertice del cono, si avrà nel livello più basso possibile. Il corpo, in un certo senso, cerca di mandare il segnale sacrificando il meno possibile della sua integrità.
Se però, per terapie soppressive o per aggravamento del malessere, la forza vitale si indebolisce, i sintomi saranno di portata più grave, ovvero saranno più evidenti in strati sempre più alti, fino a divenire incompatibili con la vita stessa.
Questa schematizzazione è certamente un po' rigida, ma permette di leggere il miglioramento o il peggioramento del paziente in chiave olistica e non soltanto guardando il singolo episodio patologico, che può anche apparire risolto.
L'animale può anche non avere più la piodermite, per esempio, ma non è "guarito". Se successivamente compaiono sintomi respiratori, o epatici, o renali, anche se di lieve entità, significa che è peggiorato in senso olistico.

Cure dirette esclusivamente ai piani organici possono dare come esito solo un aggiustamento superficiale del danno, ma non la guarigione, poiché le cause della malattia permangono e possono tornare a manifestarsi in qualsiasi momento, approfonditi.
"Il medico deve sapere quali sono le cose che danneggiano la salute e allontanarle. Se la radice di un vecchio dente provoca cefalee persistenti, è una causa da eliminare. Prescrivere medicamenti quando una scheggia irrita un nervo, e lasciare il corpo estraneo dov'è, sarebbe una sciocchezza, una forma di negligenza criminale. Occorre mirare alla discriminazione, rimuovendo le cause esterne e riconducendo all'ordine le cause esterne".7

Bach  non esclude l’uso dei mezzi fisici o chimici che possono essere utili, o addirittura essenziali, per completare la guarigione del corpo o la sua sopravvivenza.

Però indica con forza la necessità primaria della "cura" dello stato mentale ed emozionale, senza la riuscita della quale non può essere raggiunta una vera guarigione.

La malattia non è per lui solo un difetto di funzionamento del corpo fisico, Secondo i suoi principi la malattia come noi la conosciamo, è interamente il risultato di un conflitto fra il nostro Sè spirituale e il nostro Sè mortale. Finchè questi due sono in armonia siamo in perfetta salute. 8

Schema del cono visto ribaltato


Nel  processo di guarigione va seguita quindi la direzione centrifuga: l'azione terapeutica deve partire dall'interno per poi arrivare all'esterno, dal centro alla periferia, dall'alto al basso, dal dentro al fuori, dagli organi più importanti a quelli meno.
Se quindi il nostro intervento con la floriterapia sta dando i giusti risultati, vedremo uno spostamento dei sintomi secondo tale direzione: man mano che migliorano l'emozionale e il "mentale" (centro-alto), che devono essere i primi a dare segnale di riequilibrio, ci sarà anche la periferizzazione dei sintomi fisici.
Ma che cosa lega fra loro i vari strati del cono?
Che cosa rende un tutt'uno il corpo materiale e quello animico?
Kent, uno dei padri dell’omeopatia che insieme ad Hahnemann ha influenzato il pensiero di Bach ( che è stato un grande omeopata prima di trovare il suo metodo floriterapico ), dice che tutte le cose sono pervase da un influsso spirituale, sostanza attiva che permea ogni corpo materiale, che ha un'unica origine e senza il quale non è possibile alcuna forma di vita.
Esso è invisibile,  sostanziale, in quanto interagente con la materia, intelligente, nel senso che ha una finalità e coordinante perchè lega tra loro le cose isolate determinandone la cooperazione.

Da questo influsso spirituale deriva direttamente la forza vitale dell'organismo, senza la quale non c'è alcuna difesa dagli insulti esterni.9

Essa è in noi come nei nostri animali e nelle piante. Essa permea ciascun tessuto, ciascuna cellula.

Il naturale fluire di questa "sostanza semplice" può venire alterato, in questo caso si ha anche un'alterazione della forza vitale, che è immateriale essa stessa e non misurabile.

Ecco quindi che  questa alterazione si  traduce nella  tendenza a sviluppare la malattia.

Edward Bach, sostenuto da una profonda religiosità, individuerà questa sostanza semplice nell'Anima.10
Per poter arrivare a toccare questa forza dobbiamo usare sostanze che le siano simili nella qualità, nel potere e nel piano d'azione.

Sostanze nelle quali sia stata estrapolata la parte "energetica", la forza vibrazionale.

Lo sono i rimedi omeopatici, composti da materiale sottoposto a diluizione e soprattutto a dinamizzazione,

Lo sono i Fiori, dai quali l'energia vibrazionale è colta attraverso un metodo semplice: usando l'energia del sole o del fuoco e pura acqua di fonte.

Preparazione dei rimedi: metodo del sole e metodo della bollitura
Bach ha utilizzato solamente fiori spontanei che crescono nella campagna o parti di piante come la quercia, il salice, l'olmo, l'ulivo, il castagno. Uno solo dei rimedi non è vegetale: Rock Water, cioè acqua di roccia.
La preparazione dei rimedi prevede tre stadi: la prima preparazione o preparazione madre (mother tincture); la seconda preparazione o boccetta di scorta (stock bottle) e la terza preparazione o boccetta di trattamento (treatment bottle).

I fiori vengono raccolti in momenti precisi della fioritura, in modo che racchiudano al massimo livello i principi energetici utili. Essi vengono posti sulla superficie di acqua  di fonte in un recipiente di vetro trasparente a parete sottile.

Il recipiente con l'acqua e i fiori è messo al sole per poche ore o finché il colore dei petali non inizi a impallidire.
A questo punto i fiori possono essere rimossi e l'acqua viene posta in appositi contenitori con un'uguale quantità di brandy, utilizzato come conservante. Si tratta della prima preparazione o preparazione madre.

In Sri Lanka e in India proprio questo, escluso l'utilizzo del brandy, è un metodo tradizionale per  preparare con fiori  bevande curative che agiscono a diversi livelli. Ipotizzo che Bach, considerati anche gli stretti rapporti dell'Inghilterra con quei Paesi,  sia venuto a conoscenza di tale metodo e che proprio a partire da esso abbia dato l'avvio ai suoi studi.

Una parte dei rimedi non può essere preparata con il metodo del sole, ma viene usato il metodo della bollitura: le parti utili del vegetale vengono poste a bollire in acqua di fonte per trenta minuti. Il preparato viene quindi filtrato e versato nei contenitori sempre con l'aggiunta di una pari quantità di brandy.
Ogni rimedio viene sottoposto ad un processo di diluizione fino ad arrivare alla quinta decimale (5D).

I rimedi si trovano in commercio a questo grado di diluizione contenuti in flaconcini da 10ml con tappo contagocce.

Questa è la seconda preparazione o boccetta di scorta che non va utilizzata così come si trova, ma va ulteriormente diluita, come più avanti specificato.
Per  quali animali è utilizzabile
L’ applicazione dei Fiori è possibile sia sugli animali d’affezione, che su quelli d’allevamento senza limiti di specie, d’età o di stato fisico.

La terapia dovrebbe essere ben individualizzata, ma quando si ha a che fare con interi gruppi di animali (stessa stalla, stesso allevamento, stessa batteria…) si può considerare il gruppo  come un unico soggetto e prescrivere la terapia in base alle caratteristiche salienti di questo  "uno collettivo" e sottoporre tutti al medesimo trattamento.

Proprio per la peculiarietà di essere cucita su misura a ciascuno,  la floriterapia è perfetta per  gli animali che possiamo comprendere individualmente, cioè per i cavalli, i quali  rispondono molto bene ai Fiori data la loro estrema sensibilità e, ovviamente, per  gli animali d’affezione, soprattutto quelli "urbanizzati".

Lo stress dell'ambiente urbano, unito allo stretto contatto fisico del proprietario con l'animale col quale  vive  anche in spazi estremamente ristretti, provoca inevitabilmente la strana realtà di branco costituito da specie diverse.

In questo contesto l’animale diventa di fatto "membro della famiglia". Esso riempie nelle persone uno spazio affettivo che diventa progressivamente sempre più grande e che non può e non deve essere sottovalutato nella sua portata emotiva.11
Alla base  della floriterapia c'è proprio l'interpretazione dei comportamenti e, ancor di più, l'oggettiva osservazione degli stessi, perchè è proprio da questi che si hanno le indicazioni per impostare la cura, scegliere i Fiori più adatti  e per arrivare quindi alla risoluzione dei problemi.

Le varie situazioni psicologiche devono venire esaminate con estrema attenzione e competenza, distinguendo bene quelle che sono le vere alterazioni comportamentali, o meglio le esagerazioni di atteggiamento, da quelle che sono normali modi di essere di quel soggetto all'interno di una determinata specie, razza, età, modo di vita. Si deve cioè  capire se si tratta di etoanomalie, considerate nella frequenza e/o nell’intensità, oppure no.
Bisogna riuscire a individuare il o i disagi che fanno soffrire l’animale attraverso i suoi atteggiamenti e comportamenti particolari, siano  essi di fronte al cibo o nei rapporti con il proprietario.
Ciò che si osserva deve essere registrato senza preconcetti, sensi di colpa o giudizi di tipo morale nei riguardi dei proprietari o di chi si occupa della conduzione degli animali. Solo osservando l’animale ( e le persone che convivono con lui, nel caso di animali d’affezione)  il più possibile senza coinvolgimenti emotivi, possiamo fare una buona diagnosi e quindi trovare la terapia migliore.
Il veterinario  floriterapeuta oltre che avere un'ottima conoscenza dei Fiori (e naturalmente degli animali dei quali si occupa), deve avere una notevole attenzione verso l’animo umano  per cercare di capire i proprietari e i loro punti di vista.

Quando si deve risalire alle cause di un determinato disturbo, è essenziale chiarire il contesto psicologico in cui l'animale vive . E' importante ascoltare i proprietari degli animali o comunque chi si occupa di loro e cercare di avere con queste persone un corretto rapporto empatico per poter dare il giusto peso alle situazioni esposte, poter consigliare gli aggiustamenti logistici più opportuni, realisticamente caso per caso, e naturalmente prescrivere i Fiori più adatti e il metodo di somministrazione più semplice nel contesto che si sta prendendo in esame.

Da alcuni ambiti della floriterapia si afferma che essa è basata su un lavoro su se stessi troppo grande e profondo perchè essa possa essere usata anche sugli animali, che sono privi di queste capacità, ovviamente.

Come ho sempre affermato apertamente e scritto più volte, l'introspezione e la rielaborazione delle problematiche psicologiche che ha tanta parte importante nella floriterapia applicata in campo umano, non rappresenta un ostacolo per la cura degli animali. Essi infatti non hanno mascheramenti e corazze per nascondere a sè e agli altri ciò che sono veramente. Essi sono più diretti, più istintuali, più immediati di noi. Non hanno bisogno di ritrovare la propria Anima, essi stessi sono la "loro piccola anima".12                                 

Preparazione della boccetta di trattamento per animali d'affezione
In un flacone di vetro vuoto e sterilizzato da 30ml si deve versare acqua minerale non gasata o buona acqua corrente fino a raggiungere il collo, quindi si aggiungono 2, solo 2, gocce del rimedio prescelto.

Nel caso si debbano utilizzare più rimedi contemporaneamente, il quantitativo delle gocce indicato espressamente da Bach per la soluzione finale è sempre di 2 per ogni rimedio e 4 gocce per Rescue Remedy.13
Dalle boccette di scorta si effettua la preparazione finale

Alla preparazione così ottenuta si può aggiungere infine un cucchiaino di brandy o di aceto di mele come conservante.
Normalmente non aggiungo il brandy alla preparazione in quanto preferisco non dare alcool, soprattutto ai gatti, che ha sempre una certa tossicità, oltre al fatto che spesso non è gradito. In questo caso, però, la boccetta deve essere rinnovata non appena si notino alterazioni organolettiche.
Per somministrare i fiori agli animali da gabbia (uccelli, criceti, conigli nani...), si fa la stessa preparazione esposta sopra e poi si mettono 3 pipette di soluzione finale nel beverino o nel biberon, insieme all'acqua da bere. Si rinnova ad ogni cambio d'acqua.
Come si può facilmente comprendere, dalla 5D acquistata (boccetta di scorta) si ottengono molte di queste preparazioni "figlie" di trattamento, per cui il flaconcino iniziale ha una resa decisamente buona.
                            
Preparazione  della bottiglia di trattamento per animali d'allevamento.
Diluire 12 gocce in 6 litri di acqua (4 gocce in una bottiglia da 1 litro e mezzo) e dinamizzare; 20 gocce per il rimedio di soccorso.
POSOLOGIA "DI GRUPPO".
Versare un po’ di questa acqua in ogni abbeveratoio in aggiunta a quella di bevanda e vaporizzare nell'aria con degli spruzzatori per le piante.
POSOLOGIA INDIVIDUALE
La posologia individuale è la stessa sia che si tratti di cuccioli o di adulti, di cani, di gatti o di cavalli (o di persone):
           4 gocce  3 o 4 volte al dì
direttamente in bocca,  nell'acqua di bevanda, nel cibo.
Se si danno direttamente in bocca all'animale, bisogna fare attenzione: la pipetta contagocce è spesso di vetro, inoltre è necessario una volta somministrate le gocce sciacquarla bene sotto l'acqua fredda prima di riporla nel flacone per eliminare i residui di saliva.

La quantità di gocce non è categorica, se ne vengono date di più  si consuma più velocemente il rimedio non aggiungendo comunque efficacia.

Se più animali bevono alla stessa ciotola, non ci sono inconvenienti: il rimedio è attivo solo su chi ne ha bisogno, gli altri non sono "sensibili".
I Fiori possono essere somministrati senza timore di controindicazioni o di effetti collaterali: non ce ne sono.
A volte all'inizio della terapia può verificarsi  un peggioramento iniziale. Ciò accade perchè l'azione del rimedio può far affiorare un problema prima ricacciato nel fondo della coscienza.
Se, per esempio, la causa del disagio del nostro animale risale ad uno shock pregresso,  dopo le prime somministrazioni di Star of Bethlehem (il rimedio di Bach per i traumi), questi può "rivivere" quella situazione in senso emozionale per poi rimuoverla definitivamente. Nei primi giorni di cura potremo osservare nel nostro paziente una maggiore paura o tristezza o agitazione.
Questo passaggio, peraltro non sempre evidente, è molto breve e ad esso segue un netto miglioramento fino al ristabilirsi del giusto equilibrio.
Se  si sbaglia il tipo di fiore  il rimedio non fa alcun effetto.
I fiori riequilibrano uno stato mentale alterato, danno una specie di spinta perchè le cose tornino al loro posto. Non creano alcun comportamento artificiale.

Wild rose, ad esempio, è adatta quando l'animale vive in uno stato di noia e disinteresse, quando è poco presente, triste e inattivo o debilitato da lunga malattia; se viene somministrata a un soggetto che non ha bisogno di riequilibrare la sua vitalità,  non fa proprio nulla; se viene somministrata invece ad un paziente che ne ha realmente bisogno gli infonderà forza ed energia; in entrambi i casi però NON TRASFORMERA' MAI questi pazienti in soggetti esagitati o ipercinetici.

Si possono utilizzare più rimedi contemporaneamente in modo da coprire  i vari sintomi presenti. Generalmente viene consigliato di non darne più di 6, ma non bisogna essere troppo rigidi in questo.
La terapia può durare pochi giorni o alcune settimane, fino a tre o quattro mesi nei casi di problematiche molto vecchie.

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1. E. Bach – Essere se stessi- Macro ed. 1995
2.Idem
3. L.Cutullo, Lezioni di floriterapia,  2002-2007
4. J.T.Kent – lezioni di omeopatia- a cura di Mario Garlasco  EDIUM 1978
5. P. Pignattelli , Medicina veterinaria non convenzionale, L. Cutullo La floriterapia , edagricole 2007
6. J.T.Kent  Lezioni di filosofia omeopatica  1881-1913. Trad. it. 1986 Red ed.
7. Edward Bach  - Guarisci te stesso- in Guarire con i fiori. Ipsa ed. 1981
8. L. Cutullo,  Fiori di Bach per gli animali, ed Xenia 1997
9. L.Cutullo – Fiori di Bach per gli animali- 1997 Xenia ed.
10. E. Bach , I dodici guaritori e altri rimedi, 1936
11. Marcello Marino, Salute e malattia , ed. Franco Angeli, 2003
12. Marcello Marino, Salute e malattia , ed. Franco Angeli, 2003
13. E.Bach – I dodici guaritori e altri rimedi-  1933 (i gruppi sono stati tradotti dall'inglese in modo letterale)

Articolo tratto dal sito: http://www.flowersociety.org


La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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