La notte oscura dell'anima - Quando la depressione ubbidisce allo spirito* (prima parte) (Luis Jiménez**)
E’ mia intenzione oggi, condividere le mie riflessioni riguardo il tema della depressione. E più concretamente, voglio concentrare il mio intervento su uno spazio concreto dello sviluppo dell'Anima durante il tragitto che ogni essere umano deve attraversare, prima di addentrarsi ai confini dello spirito: La Notte oscura dell'Anima. Che come tutti voi sapete, fu introdotta da Bach e fu motivo dell'elaborazione di una delle sue trentotto essenze: SWEET CHESTNUT. Questa esperienza è inevitabile per ogni essere umano, accade in un determinato momento della storia dell'Anima ed è il preambolo per nuove acquisizioni della coscienza che permetteranno all'Anima di esprimere con più scrupolosità i mandati dello Spirito. Tuttavia a volte alcuni dei sintomi che si manifestano in questo vissuto dell'Anima, si confondono con quello che attualmente è chiamata "depressione".
A partire dal modello positivista la depressione si presenta come una malattia in sé. E’ trattata al di fuori della persona che la soffre, attraverso il protocollo corrispondente, benché sia vero che attualmente esistono differenti approcci che permettono la comprensione della depressione al di là del sintomo o della sindrome e che mantengono lo sguardo centrato sull’ "individuo" che vive quella quantità di sentimenti che vengono tradotti genericamente come depressione. Ma nonostante questo, è molto raro trovare nelle scienze attuali l’accettazione dell’idea di un processo di sviluppo dell'Anima, legato ai sintomi che si traducono in malattia sia essa fisica o psichica.
Ma dato che stiamo condividendo una linea di lavoro basata sui fondamenti filosofici della Terapia Floreale, voglio partire da zero, centrarmi sul paradigma proprio della Terapia Floreale e pensare al di fuori delle correnti esistenti, per apportare nuovi dati al modello emergente che si sta creando da questa scienza: la Terapia Floreale. So che questo non è esente da resistenze, dato che la memoria di ognuno è impregnata di elementi che sostengono ciò che sono e che penso rispetto alla cultura con cui mi sono formato, ma mantengo la visione dallo sguardo dell'Anima ed ovvieremo la resistenza, per approcciare alla Depressione come a qualcosa di nuovo. Perciò dividerò la mia relazione in tre fasi:
Esiste la depressione per la Terapia Floreale? Se sì, che cosa è la depressione?
I sintomi che si traducono come depressione nella storia di una Anima.
Accompagnare un'Anima nella consultazione mentre transita per la notte oscura dell'Anima. Traduzione di questo momento come apice nel processo di sviluppo e strumenti per favorire il transito.
1. Esiste la depressione per la Terapia Floreale?
Come tutti sappiamo, la malattia come la intende oggi la società, per la terapia floreale non esiste, o per meglio dire, non si deve tenere in conto, dal momento che è solo un sintomo, un rivelatore, che mostra la deviazione dell'Anima dal suo percorso. Tuttavia la localizzazione della malattia nel corpo o nella mente, e l'evoluzione patologica del suo corso come entità, può fare luce nel processo di scoperta della vera causa della "malattia ultima ed unica", facilitando la consultazione del Terapeuta Floreale. Quando Bach disse, "esiste solo una malattia", credo che si stesse riferendo alla divergenza tra ciò che uno è, e quello che esprime, o in altre parole lo "smettere di essere Naturale", come disse in un altro momento della sua storia.Partendo della riflessione precedente: La malattia non esiste per la terapia floreale, per estensione la depressione è una malattia, (come la intende la società di oggi), che per la terapia Floreale non esiste, o non deve essere tenuta in conto, perché secondo l'approccio corrente di cui ci nutriamo per utilizzare il termine "Depressione" (in psichiatria, psicologia, medicina, ecc.), è un sintomo, una sindrome o una malattia, come ente separato. Quindi, per questa corrente di pensiero la Depressione esiste al margine della persona che la soffre e quello che si cerca è precisamente inquadrare la persona dentro le descrizioni sintomatiche che definiscono la depressione. Ma come ho detto prima, il corso e l'evoluzione della propria malattia in quanto tale (in questo caso la depressione), può far luce per capire la vera causa della malattia.
Cosicché per precisare questo primo punto dirò: che la depressione come malattia non deve essere tenuta in conto nella Terapia Floreale, ma che l'evoluzione della stessa ed i sintomi sia fisici che psichici, faciliteranno la comprensione del momento che attraversa l'Anima e pertanto saranno di aiuto, successivamente al nostro intervento, per elaborare le strategie che facilitino l'espressione Naturale della persona.
Che cosa è la depressione?
Depressione è un concetto che si usa per dimostrare l'esistenza di una discesa, di un spazio più "profondo" in una zona delimitata da settori più importanti. Quindi affinché esista una depressione, deve esistere sempre un spazio comparativo più "elevato" che ci riguarda, e per questo, trascorso un certo tempo, speriamo di tornare a trovarci in quel punto di "elevazione". La Depressione usata come concetto nell'ambito dello stato d’animo, ci parla di un momento di "down" in cui uno si identifica come "Io"; ci parla della perdita di un stato precedente che sembrava migliore (più desiderabile) e pertanto anelato ora che l'abbiamo perso. Per riferirci allo stato "depressivo" utilizziamo termini come: affossato, andato... ed al contrario per ristabilire lo stato desiderato parliamo di "tirarsi fuori" della depressione, dal vuoto, dal buco... ma sono rare le occasioni nelle quali si invita qualcuno a rimanere in quel punto apparentemente più basso, come un stato che riflette un reale bisogno dell'Anima.Per tutto ciò è veramente importante capire la transizione che l'Anima sta effettuando mentre percorre quello stato che denominiamo depressione. E' importante scoprire il "pezzo" dell'anima che è stata proiettata su un oggetto estraneo alla sua natura che rinchiude un bisogno di apprendimento, tradotto in desiderio, in questo momento insoddisfatto, irraggiungibile o perduto. E il momento culminante del nostro studio, è che il recupero dello stato "elevato", una volta trascorso il tempo dalla perdita, non ubbidisce nella maggioranza dei casi al recupero dell'elemento che ha causato l'entrata nella situazione depressiva. L'oggetto non viene recuperato, si recupera il "pezzo" proiettato o si torna a proiettare su un nuovo oggetto.
Fermandoci su questo punto si può dire che mai uno stato d’animo è provocato da una sola causa, né è descritto attraverso un unico sentimento, ma a volte la persona lo sintetizza attribuendosi lo stato come identità. Così spuntano le definizioni della mente in cui si rispecchia tutto ciò che l’"Io", vede riflesso nella sua espressione, nel suo complesso: sono annoiato, triste, abbattuto, sconfortato, o allegro, divertito, entusiasmato... È ovvio che chi si sente "Io" e si assegna lo stato d’animo corrispondente, accede solo ad una delle aree con cui lavora la nostra Anima attraverso la Personalità, che ha assunto la percezione dell'intero mondo in quel momento, separando altre possibilità di percezione da un'ottica più ampia che sarebbe fondamentale, per il proprio sviluppo.
Quindi, legando questo fatto alla "Teoria delle strutture" sviluppata nei miei scritti, dirò che: la noia fa HORNBEAM, la tristezza MUSTARD, il senso di colpa PINE, la svalutazione LARCH, il pessimismo GENTIAN, e così potremmo fare una panoramica sui sintomi che una "Depressione" contiene secondo il protocollo del modello positivista attuale, mantenendo quello che ho detto in precedenza. Benché la depressione non esista per la terapia Floreale, i Sintomi sono elementi che favoriscono la messa a fuoco per scoprire il momento che la persona vive e che identifica come "down" rispetto a quello che sentiva in precedenza quando si attribuiva e si bloccava in uno dei suoi "Io" in sintonia al contenuto delle 38 strutture della personalità che utilizzo nel modello.
In tutti questi casi se approfondiamo la causa che ha favorito la nascita della sensazione che si traduce in "spiacevole", scopriremo qualche desiderio insoddisfatto per una parte della nostra struttura, una certa perdita che mostra un po' più la nostra nudità e paura. O analogamente, scopriremo l'identificazione della nostra personalità in qualche ambito dell'esistenza, al margine del nostro destino come Anima.
2. I sintomi che si traducono in depressione nella storia di una Anima.
Passiamo ora al secondo punto, per sviluppare un po' di più quello esposto fino ad ora ed ampliare la prospettiva della proposta principale di questo articolo: Quando la "depressione" ubbidisce allo Spirito è l'Anima "tutta intera" che la vive nel corpo fisico.Il lavoro presentato l'anno scorso a Barcellona, ha rivelato attraverso gli scritti di Bach, l'idea di evoluzione dell'Anima attraverso le lezioni che questa apprende sulla Terra con l’incarnazione, e di come dal modello dei gruppi e delle differenti tappe in accordo con le strutture di ogni gruppo, l'Anima continua a crescere in autonomia per manifestarsi con tutto il suo splendore, una volta superate le limitazioni della sua propria ignoranza.
Seguendo questa linea possiamo osservare che gli stati di tristezza, malinconia, o qualunque altro sintomo che rientrano nei limiti di ciò che si intende oggi per depressione, ubbidiscono a diversi desideri centrati sull'autonomia dell'essere e vincolati all'immagine del mondo, dell'esistenza e della natura della sofferenza della persona. Cosicché non sarà la stessa cosa la tristezza di un bambino che perde la sua "gomma magica di Harry Potter" con la tristezza che vive un adulto sentendosi incapace di mantenere il suo stile di vita in accordo a quello che ha sempre idealizzato in passato. In entrambi i casi i sentimenti ed i sintomi che vengono espressi e sono visibili dall'osservatore esterno, possono essere simili e perfino nel significato e nell'importanza dell'oggetto perduto o irraggiungibile, possono essere identiche. Ma è ovvio che la sensazione di "Io" e l'abilità che quell' "Io" possiede non è simile. Stiamo parlando qui di evoluzione ed in tutti i casi questa è il risultato dell'adattabilità, dell'adeguamento e della capacità di sviluppare sempre di più strategie indipendentemente dal mezzo, fino ad arrivare ad essere tutt'uno con l'ambiente e pertanto impossibile da influenzare.
Questa riflessione mi porta a pensare che l'attenzione del terapeuta deve incentrarsi sull'oggetto che produce il senso di perdita - sia questo interno o esterno - e tradurre il significato che quell'oggetto ha per la persona. Indipendentemente dell'emozione che sta vivendo, che non è altro che il "linguaggio personale" espressione del valore di quello che crede di avere perso e d'altra parte, la manifestazione di quello che gli manca per sentirsi più completo di quanto non fosse prima di rendersi conto della perdita.
Anche in questo caso arriviamo al punto dove la Terapia Floreale si interroga ed emergono le due parti che stanno viaggiando in parallelo dagli albori della sua nascita: Dare fiori o fare terapia?
Per dare fiori è sufficiente identificare le emozioni della persona seguendo ciò che espone, occuparsi delle essenze floreali che coincidono con le sue dichiarazioni rispetto a quello che vediamo nella clinica. Ma se vogliamo che la persona si conosca un po' più e scopra parte della sua ignoranza (quello che si traduce in terapia nel linguaggio popolare) l'attenzione del terapeuta deve rimanere focalizzata sui significati che per ogni paziente hanno i sintomi emozionali che ci mostra, perché come ho detto, la tristezza, la noia, l'inutilità, il senso di colpa... non sono altro che sintomi personali che nascondono la causa che dà loro vita e pertanto l'opportunità di completare una nuova tappa di sviluppo verso lo sradicamento dell'ignoranza, a seguito della scoperta del valore e dello stato di quell'elemento che la personalità supponeva stesse rimpiazzando un pezzo di Anima che ora potrà occupare il suo vero posto.
Qui devo introdurre un'altra riflessione che poichè non è nel quadro di questo congresso, oso solo suggerire: Fare Terapia... con che tipo di Modello? Medico, psicologico, psichiatrico, mistico... credo che la terapia floreale debba sviluppare un proprio modello, ma come ho detto questo sarà il tema per un'altra occasione.
Come conclusione di questo secondo punto dirò che è necessario distinguere i sintomi emotivi che possono essere inquadrati in una depressione, dalle cause personali che provocano questo stato globale di dispiacere. I sintomi sono universali e tutti noi umani ci esprimiamo con essi, cosicché questi sintomi sono solo un punto di partenza per l'esplorazione e l'indicazione di essenze floreali utili per neutralizzarli.
Le cause che provocano i sintomi sono individuali e in ognuno obbediscono alla particolare necessità di esprimere quello che non sappiamo ancora manifestare in un altro modo. All'interno delle singole cause, dobbiamo quantificare il valore e significato che queste hanno per la persona e, ciò che è più importante, quale "pezzo" (o come Bach direbbe "virtù"), della sua Anima sostituiscono e, una volta scoperte, come dobbiamo agire affinché la persona diventi cosciente della sua natura e sviluppi la propria espressione da questa nuova messa a fuoco.
Tutto questo ci darà un valore aggiunto per potere identificare i bisogni della personalità e pertanto lo sviluppo dell'Anima, secondo i modelli che ho mostrato già in differenti relazioni, per facilitare l'inquadramento del lavoro che effettueremo nella consultazione. Avendo fatto luce su quanto sopra, passerò al terzo momento per sottolineare un'altra volta la necessità che abbiamo noi terapeuti floreali di discernere con chiarezza i passi evolutivi dell'Anima che visitiamo, ed agire in funzione di questa.
... seconda parte QUI...
*Intervento al Congresso Nazionale di Terapia Floreale Benalmádena 2004
** laureato in Natural Therapy. Presidente della Associazione Americana dei Terapisti floreali, membro del comitato di lavoro per la regolamentazione degli studi di terapia floreali in Spagna. Membro del Comitato Nazionale Organizzatore (Spagna) Floriterapia. Internazionale di conferenziere.
Articolo tratto dal sito www.laredfloral.com - Liberamente tradotto da Antonella Napoli