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Antonella Napoli
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I fiori di Bach come ausilio nelle terapie ambulatoriali antalgiche (A. D’Auria N. Pezza)

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RIASSUNTO: Il dolore accompagna e difende la vita dell’uomo; intendiamo riferirci alla sua componente patologica mai disgiunta da quella di “campanello d’allarme” della patologia stessa e dunque definibile come probiotica nonostante tutto.
Dal momento che possiamo parlare, in campo algico, in modo così sfumato, in modo così compenetrante tra le diverse accezioni del dolore, ne è del tutto evidente una suddivisione definitoria che lo ripartisce al seguente modo:
– dolore superficiale;
– dolore profondo;
– dolore neurologico;
– dolore psicologico.
In ognuno di questi “comparti definitori”, o categorie della sofferenza, sono già contenuti, in modo evolutivo, od anatomico, o più semplicemente anatomofisiologico, gli addentellati con tutti gli altri, e dunque con un’unica accezione che ben può essere definita come psico-somatica.
Da qui la motivazione iniziale, i tentativi ed infine la certezza dell’utilizzo della floriterapia nell’ambito del quotidiano lavoro di assistenza ed intervento in ambulatorio ospedaliero di terapia del dolore.
In poche parole, dando per scontati l’utilizzo e l’efficacia dei fiori di Bach (secondo la nostra esperienza terapeutica) in ambito psicopatologico, abbiamo inteso estenderne l’utilizzo alle manifestazioni somatiche direttamente collegate, o comunque facenti parte di una costellazione sintomatologica comune e ricorrente, con il suddetto campo della “sofferenza di pensiero”.
I risultati sono stati sempre incoraggianti e talora, persino inaspettatamente, ottimali.
Tra quelli che, più di altri, sono ormai diventati prodotti di una pratica più o meno routinaria ci sentiamo di segnalare i seguenti:
– nello stress, in persone presentanti una altalenante patologia algica cervicale, con l’utilizzo di CERATO;
– nella presenza di dolori localizzati nella regione pubica, con RED CHESTNUT;
– in caso di dolori e bruciori in zona pelvica, con MIMULUS;
– nei dolori nevralgici da Herpes zoster, con RESCUE REMEDY;
– nelle algie lombosacrali con CRAB APPLE;
– nelle componenti dolorose fibromialgiche, con GENTIAN;
– nell’innalzamento della soglia del dolore in senso lato, con IMPATIENTS.
Naturalmente non possiamo, qui, riportare tutti i casi individuali trattati con uno specifico “mixer” di fiori di Bach piuttosto che con un altro, altrettanto personale.
Vale però la pena di citare le nosologie che più frequentemente hanno potuto trovare un buono od un ottimo riscontro terapeutico con impiego di un pool di fiori di Bach (di solito da due a quattro, come massimo): cefalee, contratture dolorose del tronco o degli arti, dolore gonartrosico-sinovitico poco sensibile agli antidolorifici tradizionali, manifestazioni dolorose ricorrenti collegate a patologie dermiche quali psoriasi ed eczema atopico, dolori mestruali.
Altrettanto impossibile è il cercare di fornire una “lista” di tutti i casi che hanno fruito della somministrazione “non canonica” (non prevista o prevedibile a norma di manuale) di uno o più rimedi floreali; ossia delle piccole emergenze dolorose personali risolte con l’intuito del momento od, ancor meglio, dopo test Kinesiologico o della localizzazione corporea di Wild – Kramer.
Va da sé che queste ultime modalità di individuazione terapeutica delle essenze floreali si prestano particolarmente bene proprio in caso di impiego in ambito somatico, seppur collegabile a disarmonie psicologiche. Qualora l’ambito mentale sia l’unico, e di più grave aspetto, da affrontare, il colloquio clinico specialistico, il più circostanziato ed approfondito possibile, rimane la migliore possibilità di scelta per l’utilizzo dei rimedi floreali del Dr. Bach.

 
 
 
In Italia le persone che soffrono di dolore cronico sono circa 30 milioni. Dato l’imponente numero di persone coinvolte, questa tematica viene sempre più trattata da periodici, quotidiani, trasmissioni radiofoniche e televisive. L’ampliarsi dell’informazione sulla possibilità di cura e guarigione delle sindromi algiche porta ad una crescente richiesta assistenziale che ha permesso il sorgere in molti ospedali, ambulatori di terapia del dolore.
Il dolore comunemente non è più considerato un “campanello d’allarme”, ma un problema che va affrontato sempre, e al più presto, poiché esiste una morbilità funzionale e psicologica causata dalla sofferenza. Vedi Fig. 1.
 
La presa di coscienza delle informazioni nocicettive che nascono nei recettori periferici eccitati da stimoli dannosi o potenzialmente tali, esogeni e/o endogeni viaggia attraverso i neuroni del corno posteriore del midollo spinale per giungere a livello corticale, in cui avviene l’integrazione delle informazioni nocicettive stesse.
Negli ultimi anni, lo studio della componente psicologica del dolore si è evoluto verso la formulazione di modelli integrati, ma la relazione tra personalità e sofferenza è tuttora controversa.
È certo che il dolore intenso, costante e continuo nel tempo, crea nell’individuo uno stato d’ansia e angoscia fino a turbe gravi della sfera emotiva per la lentezza e l’incertezza di un’eventuale guarigione. Il quadro psicopatologico che viene a crearsi costituisce a sua volta un feedback di rinforzo al dolore cronico.
 
Gli eventi mentali possono interagire con eventi fisici nell’attivazione del sistema algico, ma come ciò avvenga è ancora un enigma.
Attualmente le teorie dominanti sono: quella “dualista”, che considera il cervello e la mente come entità separate, ma che si influenzano a vicenda; e quella “unicista”, in cui il cervello e la mente sono la stessa cosa. La concezione “dualista” si rifà al modello filosofico di Karl Popper, in cui la nocicezione diventa dolore solo attraverso la comunicazione tra cervello e mente. L’unicismo invece, si riferisce al concetto dell’integrazione del segnale biologico introdotto da Charles Sherrington all’inizio di questo secolo, sostenendo che la cellula nervosa isolata, non è in grado di esprimersi; solo unendosi ad altri neuroni ha la possibilità di trasmettere e ricevere segnali e diventare intelligente.

Il dolore è un’esperienza sensoriale particolare nella quale è importante distinguere la nocicezione dal dolore.
L’individuo percepisce il dolore solo quando l’informazione nocicettiva dai nuclei talamici viene integrata nelle aree corticali e limbiche e se non vengono attivati i circuiti neuronali della coscienza non si avrà dolore. Vedi Fig. 2.
Dunque non dobbiamo pensare al corpo e alle sue funzioni solo in termini fisico-dinamici; bisogna cercare di considerare l’uomo un’unità bio-psichica, non solo corpo, ma un insieme di pensieri, emozioni e tendenze, guidati da un Io cosciente. Vedi Fig. 3.

Il corpo non può essere scisso dalla psiche, altrettanto non può essere separato dal suo ambiente naturale. Necessita del suo habitat da cui ricevere gli stimoli, le informazioni, i messaggi che vengono codificati, trasmessi, modulati e percepiti a livello del sistema nervoso periferico e centrale.
Il rimedio floreale avendo una vera funzione regolatrice ed equilibratrice a livello psichico diventa un valido aiuto in qualsiasi patologia acuta o cronica in cui vi è un interessamento della sfera psichica. Vedi Fig. 4.

Entriamo nel vivo dell’argomento e consideriamo l’uomo con i suoi acciacchi e le sue problematiche, che colpiscono parti ben definite della struttura corporea. I fiori di Bach possono essere inseriti come coadiuvanti in qualsiasi terapia algica.
Alcune volte sono sufficienti da soli per avere una risoluzione del dolore; questo succede, quando i dolori sono l’effetto di una psiche alterata.

Consideriamo l’individuo CERATO sottoposto ad uno stress continuo ed assillante, in cui si scatena una cervicalgia associata a cefalea per l’ansia e la tensione dovute al continuo stress. Vedi Fig. 5.


CERATO è un individuo che di solito dubita della propria capacità di riuscita e si sente inferiore.
Nella fase di “stress” o di “sollecitudine” vi è una compromissione dell’apparato epatobiliare. Il metamero di proiezione della patologia epatobiliare è la zona sottoscapolare destra che corrisponde anche alla zona di CERATO nella mappatura floreale del Kraumer. Quando le cervicalgie epatobiliare hanno il metamero sottoscapolare molto dolente alla digitopressione, il CERATO può essere utilizzato per alleviare la sintomatologia algica. Il CERATO può essere associato ad OAK (come miorilassante) o a GORSE (come grande rivitalizzante del corpo) rispettivamente nella contrattura del muscolo trapezio superiore destro e sinistro.

Spesso si presentano all’osservazione donne che manifestano una sindrome ansiosa per i familiari o parenti in senso lato con dolori a livello della sinfisi pubica che si irradiano verso l’articolazione coxo-femorale. Può essere utile in questi casi somministrare RED CHESTNUT (che libera da una rigidità di fondo) associato a SCLERANTHUS e ROCK ROSE (come rimedi miorilassanti) per l’articolazione coxo-femorale destra oppure associato a ROCK WATER (come rimedio antiblocco) per l’articolazione coxo-femorale di sinistra. Vedi Fig. 6.

Se i dolori, invece, che irradiarsi verso l’articolazione coxofemorale si irradiano nella zona pelvica con una sensazione di dolore urente, a RED CHESTNUT si consiglia associare MIMULUS (per alleviare la stessa paura del dolore cronico). Vedi Fig. 7.



Nella gonalgia, insieme ai classici farmaci di riferimento possiamo utilizzare rispettivamente ROCK WATER (essendo un rimedio antiblocco a destra) e WALNUT (per la sua capacità di intervenire nell’alleviare lo stato di rigidità e/o la contrattura a sinistra). Vedi Fig. 8.
Nel trattamento antalgico della colonna possiamo considerare l’utilizzo di CRAB APPLE (per l’evidente legame di riferimento alla zona in oggetto) nelle algie lombo-sacrali e/o coccigodinie, ad esso può essere associato CHERRY PLUM (temperante la esasperazione algica, derivante dalla struttura interessata dalla patologia) e ROCK ROSE (come antiblocco). Vedi Fig. 9.


Nell’irradiazione del dolore dal coccige verso il rachide lombare si consiglia l’aggiunta di PINE (che favorisce il corretto assetto posturale) e WILD OAT (che aiuta a sopportare lo sforzo di carico sulla lordosi lombare). Vedi Fig. 10.

Nel tratto del rachide dorsale si è prescritto con successo Wild Rose (con azione rivitalizzante), GENTIAN (con azione antitensiva), Star of Bethlehem (come antishock per eccellenza) e MIMULUS, CENTAURY (che sono rimedi floreali per tutti quelli facilmente tendono a flettere la colonna dorsale). In tutti i casi appena riportati può essere impiegato, per una maggior capacità di contenimento del dolore IMPATIENTS (che migliora il livello di soglia soggettivo del dolore). Vedi Fig. 11.
Nella fibromialgia un valido aiuto dato da GENTIAN (per la sua azione antitensiva).



Nelle componenti nevralgiche dipendenti da riacutizzazioni erpetiche abbiamo ripetutamente sperimentato la bontà di utilizzo di RESCUE REMEDY (per l’insorgenza repentina e violenta del dolore). Se la localizzazione erpetica circonda l’occhio destro bisogna associare CHICORY (per l’attività ansiolitica), mentre WALNUT (per l’attività antispastica); se invece circonda l’occhio sinistro OAK (per indurre una minor rigidità nella zona colpita) e SWEET CHESTNUT (come benzodiazepina dei fiori di Bach). Per una localizzazione erpetica a livello costale destro si consiglia HOLLY (perché il dolore all’epicondrio destro è collegato ad un forte stato di amarezza); se invece la localizzazione è a livello costale sinistro ci possiamo avvalere dell’aiuto di VERVAIN (elettivo in caso di tensione fisica e/o strappi muscolari e/o fascicolazioni muscolari) e GORSE (essendo il grande rivitalizzante corporeo con un’azione efficace anche in caso di attacco virale. Vedi Fig. 12.


Infine, nei dolori mestruali in cui la componente affettiva ed emotiva gioca un ruolo fondamentale il “mixer floreale” più utilizzato è stato CRAB APPLE (per coloro che avvertono una sensazione di “sporco” con grande senso di vergogna), CHICORY (per la dipendenza emotiva), CENTAURY (per la dipendenza da qualcuno), ROCK ROSE (per lo stato d’ansia e per la paura che il ciclo si blocchi), SWEET CHESTNUT (per la sensazione di abbandono e dunque di solitudine), BEECH (per coloro che considerano il periodo come momento di debolezza) e PINE (nel caso in cui vi sia un senso di colpa scusandosi ripetutamente). Vedi Fig. 13.


Concludo, che è impossibile cercare di fornire una “lista” di tutti i casi che hanno fruito della somministrazione “non canonica” di uno o più rimedi floreali; ossia delle piccole emergenze dolorose personali risolte con l’intuito del momento o ancor meglio, dopo test Kinesiologico o della localizzazione corporea di Wild – Kramer.
Va da sé che queste ultime modalità di individuazione terapeutica si prestano bene in caso di impiego in ambito somatico seppur collegabili ad una predominante componente di disarmonia psicologica e rimane a mio avviso la migliore possibilità di utilizzo dei rimedi floreali del Dr. Bach.


ATTI DEL I CONGRESSO NAZIONALE A.M.I.F. 6/1999


A. D’Auria
Medico chirurgo, specialista in Anestesia e Rianimazione ed Idrologia; Floriterapeuta.
Responsabile dell’ambulatorio della terapia del dolore del Presidio Ospedaliero “S. Ambrogio”. Mortara (PV).

N. Pezza
Medico chirurgo, specialista in Geratria; Floriterapeuta.
Responsabile geriatra della casa di riposo “G. Delfinoni, - Casorate Primo (PV) e della “Casa di Riposo”,  Abbiategrasso, (MI).

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La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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